quanto per non aver visto ciò che li circondava...
E adesso chiama il prete, merda!
Akira Toriyama (鳥山 明, Toriyama Akira; Nagoya, 5 aprile 1955 – Tokyo, 1º marzo 2024
Just a girl who can't say no
And her sweetheart on parole
Parents named her jupiter
To bless her with a lucky soul
He's a boy who never cried
When they locked him up inside
And she nicknamed him her teardrop
For the tattoo by his eye
Now she's sleeping in her bed
And he's sleeping in her bed
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop
She divines by radio
Pushing buttons show to show
And she wonders 'bout the fate of
Lovers in the barrio
She forgets after a while
When she tunes in on the dial
Jackie wilson's lonely teardrops
And she drives another mile
Now she's sleeping in her bed
And he's sleeping in her bed
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop
And they want to have a child
Walk together down the aisle
But the world they live in is mean
And it's built on sheer denial
The phone rings it's for her
Got to see ya jupiter
I'm in trouble with the law
Bring my 38 caliber
Now she's sleeping in her bed
As she pulls the phone plug dead
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop oh
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and tear oh
And it's jupiter and tear
Oh oh
Oh oh oh
Hi jupiter
Elena Esposito
Algoritmi. Previsione e opacità
Festivalfilosofia 2020 | macchine
Venerdì 18 settembre 2020
Sassuolo
Uno dei fini principali del sapere pratico è anticipare i problemi, avere cioè un vantaggio in termini di tempo per poterli risolvere, quando non addirittura evitare che accadano.
I sacerdoti sumeri registravano le soluzioni da adottare in situazioni particolari (allagamenti, carestie etc.) scrivendole con dei cunei su tavolette d'argilla, queste venivano poi sigillate dentro delle nicchie. Gli stessi sacerdoti apponevano sopra i sigilli esterni, delle diciture corrispondenti ai problemi specifici. Le tavolette venivano poi dissotterrate, quando la situazione problematica corrispondente si fosse ripresentata.
Questi proto hard disk sopravvivevano alla popolazione e custodivano una mole di dati sempre consultabili e continuamente aggiornabili.
Dopo diverse migliaia di anni, un nuovo tipo di conoscenza ci viene descritto nel brillante intervento della professoressa Esposito. Una sapienza regolata da intelligenze artificiali che esulano anche dal supporto fisico, cioè non lo necessitano quasi più.
Il sapere che produceva nuova conoscenza, partendo dai grandi contenitori del passato (gli archivi, le biblioteche etc.) era funzionale all'intelligenza e alla fruizione umane.
I nuovi magazzini del sapere, nella modernità, cominciano ad essere progettati per essere interpretati dalle intelligenze artificiali. Possono essere conservati in luoghi irraggiungibili, in maniera sempre piú contenuta e scritti in codici sconosciuti all'uomo comune. Molto lentamente le macchine stanno cominciando cioè a produrre dei linguaggi propri. L'uomo che li interpreta diventa un tecnico sempre più specializzato. Fino ad arrivare al punto in cui la macchina utilizza processi interni e linguaggi che nemmeno i tecnici capiscono più.
In alcuni ambiti come la diagnosi medica, considerando i grandi numeri e la velocità di calcolo dei processori più moderni, l'intelligenza artificiale potrebbe fornire previsioni sempre più affidabili, che finiranno forse per sostituire la diagnostica umana.
Ma come fa giustamente notare anche la professoressa, i risultati esatti forniti attraverso processi a noi incomprensibili, possono risultare strani, addirittura esoterici.
Le intelligenze artificiali con le loro voci amichevoli, sono per caso il nostro banco di prova? Se loro possono diventare più uguali a noi, vorrà dire che anche noi possiamo diventare un po' più come loro?
Il transumanesimo è forse la nostra ricerca (consapevole o meno) di supporti diversi e più longevi su cui trasferirci? In cui registrare le nostre individualità? Un modo cioè per sconfiggere la morte?
Il genere umano si garantisce sopravvivenza attraverso il seme. L'individuo muore perché il seme possa continuare ad esistere. Il limite individuale sta nel fatto che noi, per la natura, non siamo altro che incubatrici organiche deteriorabili.
L'umanizzazione forzata delle intelligenze artificiali, potrebbe apparire come un tentativo, per ora goffo, di preparare un contenitore adeguato dove trasmigrare in futuro.
Immaginiamo che grazie a una nuova tecnologia fosse possibile immagazzinare tutti i dati della vita di una persona sin dalla sua nascita. In seguito, noi potremmo riproporre ai discendenti della stessa persona, un avatar con il suo modo di ragionare e di parlare. In fine che tutto questo potesse essere trasferito in rete e poi dentro un oggetto qualsiasi di uso quotidiano.
Google map ti dice la strada, se vuoi però, puoi anche farti una chiacchierata col trisnonno Roberto. Attenzione non parliamo di un database delle sue frasi registrate, ma di una I.A. dedicata che produce pensieri nuovi, risponde e pensa come ragionava il trisnonno. Questo tipo di tecnologia è ormai quasi a portata di mano, con tutte le implicazioni che potrebbe comportare.
Quella che ancora oggi noi ci ostiniamo a chiamare macchina, si sta progressivamente animando e seppur esista in maniera inorganica, esiste, perché opera nella realtà e sta cominciando a definirsi come un nuovo tipo di ente. È questa la vera novità, perché in passato qualsiasi apparato tecnologico era esterno e nettamente separato dall'essere umano. Nella modernità i confini non sembrano essere più così netti.
Nel gioco delle imitazioni sembra quasi inevitabile che le intelligenze artificiali cerchino di presentarsi come umane, almeno nelle loro interfacce. Mentre le macchine si allenano ad emularci, noi giochiamo tornei di scacchi rapidi, i due tipi d'intelligenza si stanno cioè avvicinando. In questo senso, rimane da stabilire in quanta misura noi stiamo modificando i criteri umani, perché questi assomiglino sempre di più a quelli artificiali. Il che non è cosa da poco, perché questo potrebbe cambiare i parametri che noi utilizziamo per valutare l'intelligenza in generale.
Il calcolo è funzione preminente nella società del profitto e dei consumi, quindi oggi le macchine risultano spesso più performanti di noi. Le intelligenze artificiali interpretano meglio una realtà che assomiglia sempre di più a loro e sempre di meno agli esseri umani. Il paradosso sta nel fatto che questa realtà l'abbiamo creata noi e man mano che essa diventerà meno ospitale per la vita, lo sarà sempre di più per il golem tecnologico che stiamo allevando.
Le macchine hanno ancora bisogno di pastori, ma progressivamente sempre di meno. Quindi prima o poi, per fare un esempio qualsiasi, tutte le casse dei supermercati diventeranno completamente automatiche.
Per inciso, non è un problema che lavori particolarmente pericolosi, degradanti o stressanti vadano scomparendo. Lo è piuttosto il fatto che per ora, l'unica proposta avanzata al di fuori di una vita completamente asservita al lavoro, sia un reddito da consumatore universale. Quando non dovremmo più preoccuparci di pascolare le macchine, dovremmo comunque continuare a preoccuparci di consumare tutto l'eccesso che produrranno.
Il sapere umano basato su filosofia, pensiero critico e creatività, rappresenta un ramo morente dell'intelligenza, è anche per questo che le macchine risultano più efficaci. La realtà umana si deteriora riducendosi al puro calcolo, alla sola performance di successo commerciale. È in questo clima che l'intelligenza delle macchine diventerà sempre più performante.
In fine mi permetto qualche critica di carattere generale. Forse non è l'intelligenza artificiale che scrive articoli meravigliosi per il New Yorker, sono i lettori di oggi, che essendo meno preparati, non colgono più la differenza tra un buon articolo ed uno semplicemente ricco di vocabolario e sintassi, ma comunque privo di concetti nuovi e reale pensiero critico.
Aggiungerei che magari un gran numero di professionalità vecchie e nuove, approfittano di queste scorciatoie tecnologiche per cercare di arrivare al successo, o mantenere il posto di lavoro, facendo il minimo indispensabile.
Il test di Turing mi è sempre sembrato un escamotage, un po' come quelli dei maghi, se non ti accorgi del trucco allora è magia. Se non realizzi che l'intelligenza è artificiale, allora è umana.
Molto lentamente le macchine si stanno umanizzando, elaborando processi imitativi talmente complessi da renderle ormai capaci di mimetizzarsi tra gli esseri umani. Nel frattempo, tentando di assomigliare a loro, noi ci disumanizziamo, producendo effetti sulla socialità dannosi e difficilmente arginabili.
Mi spiego meglio, forse non è la compilazione automatica di Google ad essere geniale, ma il giornalista di cui ha parlato la professoressa che dovrebbe rivedere la qualità del tempo passato col figlio. In fondo, se ci pensiamo bene, risulta veramente incredibile che un padre debba ringraziare una macchina che gli ha suggerito di dire a suo figlio una frase carina. Perché per un genitore che dicesse spesso a suo figlio di esser fiero di lui, quel suggerimento risulterebbe inutile, in quanto insincero e non spontaneo.
Né a lei né alle onde
Oggi ho incontrato la bellezza
una giovane monaca buddista
sulle scale di scogliera.
Luce
come le gambe aperte di una vergine
che non ha bisogno di darsi.
Un sorriso aperto
e senza imbarazzo
proprio mentre c'incrociamo.
che ruba il mio sguardo al panorama
leggero
come le sue vesti
ma senza gli strappi di chi ama.
E lì tra i flutti
intorno a lei
mi sarei avvolto
come le foglie
con i frutti
che non son pronti per il sole.
Bellezza
che lascia muti
chi risponde come può
col sorriso storto
di chi ha imparato a vergognarsi da bambino
Oggi ho incontrato la bellezza
e neppure questo l'ha fermata.
né a lei né alle onde.
Il paese più giovane del mondo
Bieco malato sudiciume
la vita divora i pianeti
e si duplica
brulica
come un mostro cieco
che senza scienza o matematica
esplode di marciume
nel paese più giovane del mondo.
Clacson
motorini
piedi nudi e immondizia
cibo andato a male
sbranato
costantemente masticato.
A qualsiasi ora
la vita esige se stessa
e morire qui
tra le miriadi
non è che una pausa personale.
La vita che viaggia
infettando l'universo intero
per voi
è un'incessante primavera,
per me è solo inferno
dove prima non ce n'era.
Amor Borghese
Ci si tuffa insieme
dalle scogliere sconnesse del sentire
inseguendoci dall'alto
con la gioia in cuor del salto.
Tutti convinti
dalle vie più brevi
di nuotar verso l'amore.
Si finisce spiaggiati
invece
come bestie marine
lungo le rive dei mari dell'incompresione
divani
silenzi
e televisione.
Meba
Un vecchio cambogiano
con occhi velati e fare gentile
m'invitò a sedersi alla sua tavola
ricambiai il sorriso
e attraversai il cortile
Alzai lo sguardo verso il cielo
sopra di me
una luna rossa
vibrazioni e stasi
tra i pulviscoli del cosmo
che mi stavano chiamando.
Mi girai
e il vecchio
con un gesto lieve della mano
m'invitò di nuovo
verso la tavola imbandita,
sorrisi ancora
e zoppicai
verso i meandri della casa.
...Chi è la spina, chi è la rosa?
Il destino delle rane
Uno dietro l'altro
i miei passi
tra le piccole rane nere,
che dall'erba bagnata del mattino
vanno verso l'acqua.
Uno dietro l'altro
i miei morsi
da un prato
una macchina
o una panchina sul dirupo.
Uno dietro l'altro
i miei passi
tra le piccole rane nere
che dall'erba bagnata del mattino
vanno verso l'acqua.
Nei miei piedi il destino
il mio e delle rane.
That's what Life Is. Take the time to hit the right note.
Ray Charles
Fold down your hands Give me a sign Put down your lies
Lay down next to me Don't listen when I scream Bury your doubts and fall asleep
Find out I was just a bad dream
Let the bed sheet Soak up my tears And watch the only way out disappear
Don't tell me why Kiss me goodbye
For Neither ever, nor never Goodbye Neither ever, nor never Goodbye Neither ever, nor never Goodbye
Goodbye
Gaslit - Serie TV
Il disagio
Una vita intera
senza un sguardo solo
che capisca cosa provi
è come il grido silenzioso
e perenne
di un fiore che brucia nell'azoto liquido.
É stata la mano di dio
Bello.
The french dispatch
Alla fine i film migliori sono come dei dipinti. The french dispatch è un'ora e quarantotto minuti di gioia, ironia e stupore infantile per adulti.
Processi imitativi perfetti, copie perfette, mimesi perfette. Dal momento in cui, con l'ausilio della tecnica siamo in grado di produrre copie indistinguibili dal reale, ogni processo di riconoscimento dell'altro, inteso come altro organico o no, diviene più complicato e in qualche caso, quasi impossibile.
Le immagini di visi elettronici e fotoritoccati prendono il nostro posto, le preferiamo a noi. Nello stesso modo, chissà che gli attori cinematografici non stiano per cedere il posto a degli avatar elettronici più longevi, più economici e meno capricciosi. Una copia del tutto sta per sostituire l'esistente, con il bene placido degli spettatori umani divertiti e lusingati dalla loro idea di progresso.
Come copie assistite dalla chirurgia estetica e dalle nuove ideologie tribali, la donna che diventa uomo, o l'uomo che diventa donna, pur non essendo biologicamente tali raggiungono il loro scopo quando sono indistinguibili.
La parte povera del pianeta non fa più rivoluzioni, ma tenta di assurgere al ruolo di borghesia emigrando e cercando di imitare gli atteggiamenti e l'estetica delle altre culture. Siamo tutti la copia di un consumatore occidentale e vagamente americanizzato. L'immigrato moderno che è tanto caro alla narrazione mainstream, viene rappresentato sempre come un povero senza cibo o un rifugiato di guerra su un gommone. Se consideriamo invece i numeri e i paesi di provenienza dei maggiori flussi migratori sul pianeta, dobbiamo constatare che questi sono costituiti in realtà da migranti economici che partono in piena salute e disponibilità di mezzi da paesi non in guerra. Aspiranti consumatori che anelano ad esistere in mercati più grandi e competitivi. Copie ansiose di imitare la cultura che li ospiterá nel tentativo di acquisire diritti e ricchezze simili. Sembrano immuni da questa mimesi borghese l'islamismo e le dittature più radicali, ma l'appiattimento culturale indifferenziato del consumatore moderno, prima o dopo arriverà ovunque.
La Food And Drug amministration americana stabilisce il pericolosissimo principio secondo il quale, se un prodotto di bio-ingegneria assomiglia ad uno naturale per più di una percentuale data, in termini di legge quel prodotto è da considerarsi naturale. In accordo con la tesi iniziale quindi, il processo di produzione/copiatura dell'esistente, prende il posto di ciò che c'era originariamente, venendo considerato migliore perché più performante dagli standard moderni.
Il test Di Turing stabilisce che una macchina possa essere intelligente sulla base del fatto che il suo interlocutore umano non vedendola, ma interagendo con lei da uno spazio separato, non si accorga che essa è una macchina. Di nuovo intervengono la copia e l'inganno della mimesi perfetta, che sono alla base di questo processo. Oggi riteniamo che un'intelligenza artificiale sia performante, quanto più questa agisca nel mondo, senza che la comunità umana se ne accorga.
I sacerdoti della tecnica sorridono con un'espressione di paternalismo compiaciuto sul volto.
Perche stiamo andando in questa direzione e cosa ci aspettiamo di ottenere?
L'intelligenza artificiale spesso appare performante solo per la complessità di realizzazione che attende chi si appresta a progettarla e il livello di complessità nel quale agirá. Ma una volta costruiti, i figli handicappati della tecnologia non riescono ancora a sopravvivere nel mondo reale. Perlopiù fino ad oggi, questi golem hanno prodotto cambiamenti sociali a scopo di lucro o potere politico. Chi ha inventato lo scalpello aveva idee molto meno grandiose e questo strumento, nella sua semplicità resiste invariato nel tempo ed ha prodotto meraviglie artistiche. Al contrario le intelligenze elettroniche e i sistemi operativi promettono spesso miracoli che non riescono a realizzare per poi finire soffocati, mentre sono ancora giovani, dai loro figli. I nuovi sistemi operativi si mostrano spesso con vestiti più sgargianti e funzionalità invariate, se non addirittura peggiorate.
Consumare significa ridurre a zero, in pratica il contrario di creare. Le macchine non potranno mai essere veramente creative, ne vere consumatrici, non come lo siamo noi. Gli esseri umani hanno due priorità, duplicarsi e distruggere, sono cioè distruttori e divoratori di tutto ciò che esiste, inoltre ciò che vive tende a riempire gli spazi rimasti (sempre più angusti) con copie di se stesso e spazzatura. Il cyber capitalismo ha ancora bisogno di bestie umane, perche queste consumano l'esistente. Le macchine anche quando distruggono ciò che esiste, hanno ancora bisogno di piloti umani. Un mondo dove le macchine consumassero o si duplicassero in maniera autonoma sarebbe uno scenario da incubo.
Le intelligenze artificiali oggi scrivono libri e articoli di giornale, senza che nessuno se ne accorga. Tutto questo avviene perché il livello d'intelligenza umana e di conseguente capacita critica, si stanno abbassando notevolmente. In mezzo a tanti libri e articoli di giornale poco interessanti, è facilissimo mimetizzarsi. Se accettiamo la premessa che una macchina non è un essere vivente e non sarà mai intelligente nella stessa maniera, dobbiamo dedurre, dato l'aumento di performance innegabile delle intelligenze artificiali, che sia da prendere in considerazione il fatto che noi stiamo modificando il concetto d'intelligenza e la realtà, per renderli più agevoli alle macchine. Il fatto che l'uomo comune non distingua tra un libro scritto da un essere umano o una I.A., non garantisce la qualità di quel libro. In realtà questa mimesi sta producendo solo un appiattimento generale dell'originalità, in tutti i settori. Questo perché la scintilla creativa e l'intuizione che sono prerogative tipicamente umane, hanno a che fare con il momento presente e una visione creativa del futuro. Un'intelligenza artificiale che imiti tutto questo, un secondo dopo essere stata creata, produrrá copie di processi creativi che prenderanno spunto solo dal passato e non riusciranno mai a immaginare il futuro in maniera creativa.
L'errore nel gioco della creazione del nuovo, rende le cose più umane, a volte tristi, comiche o imprevedibili. Oggi le macchine sono migliori di noi in molti giochi da tavolo, ma le partite che giocano sono noiose e fredde macchinazioni, frutto del puro calcolo.
Negli scacchi ad esempio, la presenza ossessiva delle intelligenze artificiali e della registrazione di tutte le partite passate ha portato la creatività e il genio che sembravano tipiche in questo particolare gioco ad una sorta di esaurimento. I giocatori oggi competono in particolari tipi di partite con modalità di velocità simili a quelle che potrebbero sopportare macchine da calcolo complesse. Una volta di più non abbiamo adeguato l'intelligenza artificiale al nostro modo di agire ma noi stessi al suo.
Se invece ci allontaniamo dagli scenari complessi ma contenuti di un gioco da tavolo ed entriamo nella realtà caotica delle cose umane, quando un'automobile guidata da un'intelligenza artificiale viene lasciata completamente sola nel mondo reale, succedono veri e propri disastri.
Dobbiamo quindi modificare anche il paesaggio e le architetture umane per far sembrare che il nostro golem sia migliore di noi?
Non voler essere altrove
Una ragazza indiana
su una panchina
di fianco a un'anziana
come due piante diverse
che sfiorandosi
producono un fruscio tra i fiori.
Parlavano con occhi pieni di candore
che cercano amorosi e pazienti la bocca.
Così raro è inaspettato questo frutto quando il corpo non sembra voler essere altrove.
Ed ecco il mio pianto
come una piccola fonte in montagna
nata per te
solo fiore
che mi hai amato come volevo.
M'inginocchio per la prima volta
e prego
tutti gli dei in cui non ho mai creduto
e chiedo
con tutta la forza che ho
che tu ti possa scordare di me
perché la tua attesa mi lacera il cuore
addio
cucciolo mio
addio.
A voi, al dondolo e ai prati
Ho salutato i nostri cani
e pianto un po'
poi loro mi han guardato
non capivano
per sempre stupidi e felici.
Io randagio
lì come ovunque
non mancherò
a voi
al dondolo
e ai prati
a chi non si è neanche accorto che ero andato.
E come una strana nostalgia di posti mai visti
sento l'abbraccio gelido
delle cose irrealizzate.
Dopo aver pensato
presuntuoso come ogni papá
di meritare anche io una famiglia.
Sono andato
ed anche se non sono più li
mi consolo
perché il sole del primo pomeriggio
è più giusto di me
e vi darà tutti i baci che meritate
a voi
al dondolo
e ai prati.
La genialità del pigro è passare per incapace. Attraverso questa strategia si assicura che nessuno lo importuni con lavori da svolgere.
Taser
Psicopattini elettrici
Prologo
Da un po' di tempo il mio telefono si spegne a caso. Oltre a questo, dopo il messaggio "la batteria si sta consumando troppo velocemente vuoi attivare il risparmio energetico?" l'ho autorizzato stupidamente. Da lì in poi lo schermo del telefono va in stand by ogni 5 secondi lasciandomi credere che sia morto. Per aggiungere un po' di pepe al tutto, il tasto laterale per riattivare lo schermo è rotto. Bisogna premere forte e più volte, per capire se sia davvero spento o solo in stand by. Diciamo che gli ingredienti per il cocktail del nervosismo sono pronti per lo shaker.
L'inizio del disastro
Gita a Torino, io e C. parcheggiamo in Corso San Maurizio e camminiamo verso il centro, arrivati davanti a Palazzo Nuovo ho la brillante idea e dico: "prendiamo i monopattini?" Trent'anni fa avrei dato il documento e cinquemila lire a un tizio. In un tempo stimato di due minuti, avrei avuto il monopattino. Oggi grazie al superlativo avanzamento tecnologico mi perdo mezz'ora di vita tra app, funzionamento delle stesse, registrazioni e conferme varie.
Alla fine ce la faccio. Inquadro il codice QR sul trabiccolo e una voce robotica in inglese dice "welcome on board". Prendo l'attrezzo e accelero, nulla. C. mi guarda come una ranocchia sul loto, pigio, muovo di tutto, ci salgo e mi do la rincorsa, gli parlo. I passanti e gli studenti dalle case intorno cominciano ad interessarsi al vecchio che bisticcia con il nuovo.
La tempesta perfetta
Un'euro e quaranta dopo (due minuti a occhio e croce) lo rimetto a posto di fianco a tutti gli altri, clicco sul telefono "fine corsa". La app mi chiede di fare una foto e il tassametro si stoppa. Una piccola vampa e il diavolo compare divertito sopra un lampione. Intestardito inquadro un' altro monopattino, messaggio di benvenuto a bordo e lo schermo del telefono si spegne. Immediatamente penso che sia morto. Panico, come un shampoo all'azoto liquido. Mi muovo con lo schermo spento in avanti e due degli altri monopattini dicono "welcome on board, your money is our honey!" clicco il tasto laterale ma lo schermo non si accende, a questo punto il telefono è proprio morto. Un'profluvio di bestemmie si promana da me è potente e scricchiolante, come un incendio in una chiesa messicana. C. ormai abituata ai miei eccessi, tira fuori una siringa e comincia ad aspirare del valium da una boccetta. Io intanto tiro calci e pugni scomposti per aria. Faccio cadere tutti i monopattini tipo domino, ancora bestemmie, calde come piogge primaverili su giovani amanti.
San Vito Dancing Club
Penso a tutte le opzioni possibili, non mi viene in mente nulla. Ci sono! Corro verso la macchina. Scatto venti metri, ho male al petto. Mi fermo a metà strada di fronte a un negozio di fotocopie. A quel punto un sospetto fioretto mi trafigge in petto, se metto il telefono sotto carica poi come faccio a tornare lì per fare la foto ai monopattini? (Dato che non tiene la carica e si spegne). Lacrime di nervoso come petrolio infuocato sgorgano dai miei occhi malefici.
Intanto il diavolo sul lampione ridacchia mangiando pop corn.
In preda alla disperazione mi ricordo che nel portafoglio ho il cazzillo per aprire la chassis della SIM, C. a quel punto mi ha raggiunto, idea! Scambio di telefoni. Smonto tutto convulsamente in mezzo alla strada.
C. prova a calmarmi ma ormai sono pazzo duro, il cazzillo cade, lo ritroviamo.
La realtà mi picchia in faccia come il bullo nel cortile della scuola, se scambiamo SIM passeranno ancora venti minuti tra scarico app e iscrizioni varie, non funzionerà.
Tento il tutto per tutto, arrivo alla macchina e metto il telefono sotto carica.
iI livello di bestemmie si abbassa ad un lirismo sommesso e infiorettato, tipo lettura di poesie nel Greenwich Village.
Tre minuti seduti in macchina, C. prova a buttarmi addosso dell'acqua santa, l'ultima volta ha funzionato. Nulla, l'acqua evapora prima di toccarmi.
Poi senza dire niente, provo il tutto per tutto, mi alzo come un vecchio Flash dalla sedia a rotelle della casa di riposo per supereroi, stacco il telefono e corro.
Tutto rallenta, i pop corn cadono dalla bocca del diavolo che, vedendomi girare l'angolo, spalanca gli occhi da sopra il lampione.
La gente dai balconi sente un fremito elettrico nell'aria tipo ritorno al futuro e si gira appena prima di rientrare in casa, supero di nuovo il negozio di fotocopie, arrivo di fronte ai monopattini, apro la app, clicco termine corsa, mi chiede di fare la foto, fotografo tutto, la app di dice, sono 3 euro e 40, vuoi lasciare un commento?
C. intanto mi ha raggiunto paziente come un buddha. Prende il mio braccio con la dignità di un'infermiera specializzata in specie aliene. Poi mi sussurra tranquilla come un carillon in una soffitta di Parigi "ti serve un telefono nuovo".
Abbiamo continuato la nostra passeggiata verso la fiera delle piante strane in piazza Vittorio.