Relazioni, correlazioni e biciclette
Premessa
Nel testo che segue, per "positivo", si intenderà sempre: ciò che promuove l'esistenza delle parti di un sistema e di conseguenza (da dimostrare) del sistema stesso. Per "disfunzionale" invece, si intenderà sempre il contrario.
Nei manufatti della tecnica, come anche nei sistemi sociali, quello che promuove l'esistenza degli elementi relazionati, è la corretta e coordinata funzionalità degli stessi. Quando questi cioè, sono favoriti nello svolgere al meglio ciò per cui sono stati creati. Per fare un esempio: se tutti i componenti sono efficenti, abbiamo una bicicletta, altrimenti qualcosa di inutile. Questo di solito avviene perché le parti che compongono quel manufatto non sono correttamente correlate. La conseguenza è l'inefficienza dell'oggetto stesso. Nella sua connotazione esistenziale minima, esso è considerato inerte. Rimarrà cioè riconoscibile, ma solo finché la sua immagine suggerirà una lontana correlazione tra le sue parti, dopodiché diverrà definitivamente spazzatura.
Oltre al gruppo di elementi che lo costituisce, ogni sistema è relazionabile ad altri simili. Si può parlare di insiemi per quanto riguarda i manufatti e di gruppi sociali per quanto riguarda gli esseri umani. Nell'analisi che segue, metterò incautamente a confronto queste due istanze. Tenendo conto che gli oggetti si accomunano tra loro più che altro per somiglianza estetica e funzionalità. Invece, per quanto riguarda le persone, le sfumature relazionali sono naturalmente più dinamiche.
I prodotti moderni della tecnica (computer e intelligenze artificiali) sono concepiti anche per relazionarsi tra loro. La qualità dei rapporti che realizzano, conferisce loro unicità e li rende maggiormente riconoscibili. In altre parole, determina di fatto la funzionalità caratteristica che li contraddistingue. Nel caso di questi oggetti, possiamo spingerci a sostenere che più uno di questi ha buone capacità relazionali, più si può considerare potenzialmente positivo. Potremmo azzardare che per gli individui di un gruppo sociale è lo stesso.
Come abbiamo appurato, se è inerte, l'oggetto barra persona non funziona e questo si esplicita soprattutto attraverso due modalità: la mancata correlazione tra le parti che lo compongono, o la fallita relazionalità con gli oggetti barra persone simili. Il suddetto quindi esiste nell'insieme barra gruppo, ma contemporaneamente può stare al di fuori di esso. Definiremo come entanglement esistenziale quello di disoccupati, individui con disabilità non assistiti, tossico dipendenti, senza tetto, o carcerati (e solo per fare alcuni esempi). Costoro ci sono, ma contemporaneamente non esistono in maniera positiva.
Nella bicicletta, abbiamo elementi mal rapportati all'interno di un sistema meccanico. Nelle eventualità umane citate invece, troviamo soprattutto esistenze mal relazionate con l'esterno.
Come abbiamo evidenziato, la qualità relazionale è un aspetto importante dei manufatti tecnici moderni, i quali però conservano delle funzionalità positive, anche quando risultino "disconnessi". Diversamente, l'aspetto più tecnologicamente relazionale delle comunità umane contemporanee (i social), pare essere diventato imprescindibile e quasi obbligatorio. Fino al punto che, se un individuo non ha sviluppato tali abilità e si tenga costantemente aggiornato su esse, potrebbe finire per diventare disfunzionale.
L'oggetto barra persona, di solito contiene le potenzialità per coordinarsi opportunamente. Queste possono essere coadiuvate, impedite parzialmente dai limiti fisici dello stesso, o inficiate dal sistema in cui esso è contenuto. Nei gruppi sociali, quando quest'ultima occorrenza avviene, potrebbe anche trattarsi di un individuo positivo, ma che per qualche ragione sia eccessivamente perturbante degli equilibri della comunità (ad es. personalità rivoluzionarie le cui idee raramente vengono accettate in vita). Quindi succede spesso che gli altri si comportino come globuli bianchi. Nel migliore dei casi perseguiteranno ciò che è considerato estraneo, nel peggiore lo elimineranno.
"Esiste una sconfitta pari al venire corroso che non ho scelto io ma è dell'epoca in cui vivo"
Nel quadro più generale, un deterioramento di tutto è comunque inevitabile, ed è causato dal passare del tempo. Sorprendentemente però, sia il manufatto che la persona, quando conservino la loro qualità relazionale a lungo, appariranno giovani anche dopo molti anni. Al contrario, una relazione disfunzionale invecchia l'oggetto barra persona prima del tempo, anche quando questi abbiano subíto un'usura trascurabile. Può volerci del tempo, ma questo tipo di rapporti finisce spesso per produrre una perturbazione dannosa. Per le parti e, come conseguenza non sempre riconosciuta, per il sistema più grande in cui esse sono contenute.
Il ciclista che utilizza una bicicletta male assemblata, seppur parzialmente funzionante, produce il deterioramento precoce di sé e della stessa. Da notare inoltre, che se i ricambi fallati in circolazione fossero piu numerosi delle biciclette, le probabilità che si realizzino assemblamenti promiscui crescerebbero. Esistono, cioè, molte possibilità che le biciclette funzionanti vengano riparate male. Il numero di parti che compongono un sistema sarà sempre maggiore del numero di sistemi. È questa la ragione principale per cui, nei gruppi sociali, è più logico agire sulle relazioni. È una semplice questione di numeri: tenere sotto controllo le disfunzionalità delle singole parti risulterebbe impraticabile.
Sembra quindi che non esista relazione inefficiente che produca positività per i sistemi. Per quanto riguarda le comunità umane, con l'accumulo di denaro e l'accesso ai beni di lusso, alcuni individui possono convincersi di condurre un'esistenza positiva. Tra le altre, la prima causa di disfunzionalità nei rapporti tra le persone, è l'idea che un accumulo eccessivo di denaro produca vantaggio, anche quando questo avvenga attraverso associazione.
Cenni storici sul concetto di disfunzionalità nei sistemi sociali
Per quanto riguarda le classi meno abbienti, il miraggio del raggiungimento di una posizione più elevata, viene instillato con la stessa modalità (accumulo). Questo privilegia l'individuo e come conseguenza, produce disfunzionalità. La strada giusta sarebbe stata quella di lottare per ottenere maggiori diritti, perchè questi concorrono a regolare positivamente le relazioni. Quando si è cominciato a protestare per gli aumenti di salari e si è smesso di farlo per il conseguimento di nuovi diritti, o il mantenimento di quelli vecchi, ogni idea residua di rivoluzione è morta.
La povertà, in questo senso, è un dispositivo d'ingegneria sociale, fondamentale per realizzare un regime capitalistico: aumentando costantemente il prezzo dei prodotti, si crea l'illusione che il problema sia la mancanza di denaro. Seguendo questa logica, la gente comune finirà per concentrarsi sull'accumulo di denaro, mentre i suoi diritti verranno costantemente erosi. A questo punto, l'intero apparato sociale diventerà irreparabilmente disfunzionale.
Da ultimo, rimane da considerare che nel pieno ipercapitalismo realizzato, la gente non può più tornare a cacciare, coltivare o pescare, perché non ha più la manualità per farlo. In forza di questo, ogni ritorno a un economia familiare sussistente è inconcepibile (senza contare poi l'inquinamento che si è prodotto). Se l'obiezione fosse che questo è il progresso, si noti ciò: quando un sistema è governato da un dispositivo sociale che obbliga a esistere secondo un unico stile di vita, non può certo definirsi progredito.
Va da sé che più vasto è l'insieme mal correlato, più grande è lo svantaggio prodotto nel macrosistema che lo contiene. Com'è pure vero che maggiore è la disfunzionalità dell'elemento singolo e più esteso è il danno che si potrebbe generare. Quest'ultimo evento è però più raro, giacchè i sistemi sociali applicano delle contromisure preventive, proprio per evitare che danni del genere diventino troppo estesi (ad es. il carcere per un serial killer). Naturalmente il riconoscimento della disfunzionalità di un elemento, è la prima condizione necessaria perché questo venga isolato. Se così non è (ad es. dittatori o personalità politiche molto corrotte) il danno risultante potrebbe davvero estendersi, fino ad avere conseguenze rilevanti sul piano storico. Possiamo quindi concludere che la rarità dell'evento suddetto, non è sempre condizione sufficiente perché questo venga considerato trascurabile.
Un manufatto, anche quando grande e complesso, è spesso modificabile in meglio intervenendo sulle sue parti. Relativamente all'essere umano invece, più è esteso un gruppo sociale, più risulta inutile intervenire sulle singolarità che lo compongono. Sarebbe proficuo bensì, operare cambiamenti su leggi e consuetudini che governano le disfunzionalità relazionali più comunemente accettate. Inoltre, considerare come obbiettivo più vantaggioso il buon funzionamento del gruppo e non l'accumulo di benessere da parte del singolo o di piccoli gruppi di potere. Per quanto ciò possa sembrare puerile (e senza demonizzare la realizzazione personale), possiamo convenire che questa sia la differenza tra la società umana positiva e quella disfunzionale. Con l'unica eccezione che questo principio è valido, ma solo entro crescite demografiche accettabili, più avanti vedremo perché.
Abbiamo appurato che sono quindi due le maggiori difformità nei sistemi sociali: l'illusione di benessere generale basata sul miraggio di ricchezza e l'accumulo di risorse sproporzionato da parte di piccoli gruppi. Nel secondo caso, l'anomalia si comporta come un tumore e lavora inconsapevolmente, o meno, per minare la positività del sistema che la contiene.
Se presumiamo che le sensazioni siano componenti fondanti di un apparato correlato (quello psichico). Si potrebbe sostenere che quando questo non funzioni a dovere, dovremo considerare sbagliata la relazionalità tra l'interno e l'esterno (ad es. ho la sensazione che fare qualcosa sia sbagliato, ma lo faccio comunque). Purtroppo quest'eventualità non è facilmente eludibile, soprattutto essendo direttamente coinvolti. Ciò avviene perché le regole imposte dal macrosistema, agiscono sul singolo individuo con un'ingerenza gerarchica superiore. Da questa è molto difficile emanciparsi. Più semplicemente, quando un certo numero di persone si comporta in maniera disfunzionale, chi è in minoranza tende a imitare tali comportamenti: per timore di perdere qualcosa, o semplice insicurezza.
Facciamo tutti parte di gruppi sociali (famiglia, ufficio, paese etc.) che sono spesso disfunzionali. Per sopravvivere all'interno di essi, dobbiamo necessariamente scardinare la correlazione morale tra le nostre sensazioni (giusto e sbagliato) e l'agire. In questo modo ci illudiamo di vivere un'esistenza più o meno quieta. Molti stravolgono i propri valori, in forza di un vantaggio personale presunto. Possiamo definirlo tale, perché agendo così, gli stessi finiscono spesso per compromettere la qualità positiva delle loro relazioni. Quando questi comportamenti diventino comunemente accettati, la disfunzionalità si sposterà più velocemente dal micro al macrosistema.
In termini più generali e socialmente parlando, il miglior macrosistema è quello che non ingloba quelli più piccoli, che permette cioè la realizzazione di microsistemi dove nessun elemento è trascurabile. Se ciò avviene, le qualità relazionali sono più facilmente regolabili. Nel momento in cui, un agglomerato umano qualsiasi diventi così grande e complesso, da contenere anche individui socialmente marginalizzati, è certamente possibile che alcuni di questi, non avendo uno scopo positivo, comincino a comportarsi in maniera disfunzionale. Possiamo concludere quindi, che le correlazioni siano tutte potenzialmente positive, almeno finché i numeri dei sistemi sociali rimangano contenuti.
Un unico grande sistema sociale, dove tutti gli individui si assomigliano, è lo scenario più temibile. Attraverso le diversità culturali noi regoliamo le norme e le consuetudini della convivenza. Ma queste differenze devono necessariamente continuare a esistere, perché se smettessero di farlo, il controllo sulle disfunzionalità relazionali verrebbe meno e non avrebbe più termini di paragone. Come risultato potremmo finire per illuderci di vivere nel miglior sistema possibile.
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