Relazioni, correlazioni e biciclette
Nei manufatti della tecnica, come anche in ogni sistema sociale, quello che promuove l'esistenza positiva¹ degli elementi relazionati è la corretta e coordinata funzionalità degli stessi. Se tutti i componenti sono efficenti, abbiamo una bicicletta, altrimenti qualcosa di inutile (nel migliore dei casi arte). L'oggetto esiste ma ciò che lo compone non é sufficientemente correlato, la conseguenza di ciò è l'inefficienza. Nella sua connotazione esistenziale minima, esso è considerato inerte. Il manufatto rimarrà riconoscibile, ma solo finché la sua immagine suggerirà una lontana correlazione tra i pezzi di cui è composto, dopodiché diverrà definitivamente spazzatura.
Un'unità singola è formata da un gruppo di elementi e ognuna di esse è relazionabile con le altre (si può parlare di insiemi nel caso dei manufatti e di gruppi sociali per gli esseri umani). Gli oggetti si accomunano tra loro più che altro per somiglianza e funzionalità. Per quanto riguarda le persone, le sfumature relazionali sono più differenziate.
La qualità dei rapporti che può realizzare un prodotto della tecnica è ciò che gli conferisce unicità, lo rende maggiormente riconoscibile e determina la sua funzionalità caratteristica. Trattandosi di manufatti, possiamo spingerci a sostenere che più uno di questi ha buone capacità relazionali (interne ed esterne) più è connotabile come potenzialmente positivo. Potremmo azzardare che per le persone è lo stesso.
Come abbiamo appurato, se è inerte, l'oggetto/persona non funziona e questo si esplicita soprattutto attraverso la mancata correlazione tra le parti che lo compongono, con il resto delle cose nel mondo o in entrambe le modalità. Il suddetto quindi esiste nell'insieme/gruppo, ma contemporaneamente può stare al di fuori di esso. Persone come i disoccupati, gli handicappati non assistiti, i drogati, i barboni o i carcerati (e solo per fare alcuni esempi) sono individui che ci sono, ma contemporaneamente non esistono positivamente. Nella bicicletta abbiamo elementi mal rapportati all'interno. Nelle eventualità umane citate, invece, troviamo soprattutto esistenze mal relazionate con l'esterno.
L'oggetto/persona di solito contiene le potenzialità per coordinarsi opportunamente. Queste possono essere coadiuvate, impedite parzialmente dai limiti fisici dello stesso o inficiate dal sistema in cui è contenuto. In questa occorrenza potrebbe anche trattarsi di un elemento positivo, ma per qualche ragione eccessivamente perturbante degli equilibri del gruppo da cui è ospitato (ad es. il genio o il rivoluzionario che solo raramente vengono accettati in vita). Allora succede spesso che le altre persone si comportino come globuli bianchi. Nel migliore dei casi perseguiteranno ciò che è considerato estraneo, nel peggiore lo distruggeranno, o faranno in maniera che esso stesso si autoelimini.
"Esiste una sconfitta pari al venire corroso che non ho scelto io ma è dell'epoca in cui vivo"
Nel quadro più generale, un deterioramento di tutto è comunque inevitabile ed è causato dal passare del tempo. Sorprendentemente però, sia il manufatto che la persona, quando conservano la loro funzionalità positiva a lungo, appariranno giovani (utili) pure dopo molti anni. Al contrario, una relazione disfunzionale² invecchia l'oggetto/persona prima del tempo e anche quando questo abbia subito un'usura trascurabile.
Questo tipo di rapporti finisce spesso per produrre una perturbazione dannosa per le altre parti e come conseguenza, non sempre riconosciuta, per il sistema più grande in cui esse sono contenute.
Il ciclista che utilizza una bicicletta male assemblata, seppur parzialmente funzionante, produce il deterioramento precoce di sé e della stessa. Da notare inoltre, che se i ricambi fallati in circolazione sono piu numerosi delle biciclette, le probabilità che si realizzino assemblamenti promiscui crescono. Esistono cioè molte possibilità che le biciclette sane vengano riparate male.
Come abbiamo chiarito, non esiste relazione inefficiente che produca positività per le individualità coinvolte. Tra le altre, la prima causa di disfunzionalità nei rapporti umani è l'idea del vantaggio personale attraverso associazione.
Cenni storici sul concetto di disfunzionalità nei sistemi sociali
Il miraggio consisteva nella possibilità dell'accumulo di ricchezza o, per le classi meno abbienti, nel raggiungimento di una sussistenza dignitosa attraverso la stessa modalità. La strada giusta sarebbe stata quella di lottare per ottenere maggiori diritti, perchè questi concorrono a regolare positivamente le relazioni tra gli individui. Quando si è cominciato a protestare per gli aumenti di salari e si è smesso di farlo per il conseguimento di maggiori diritti, ogni idea residua di rivoluzione è morta. Aumentando costantemente il prezzo dei prodotti, si crea l'illusione forte che il problema sia la mancanza di denaro. Intanto i diritti reali venivano (e vengono) costantemente erosi e l'intero apparato sociale diventa progressivamente disfunzionale.
Va da sé che più vasto è l'insieme mal correlato e più grande è lo svantaggio prodotto nel sistema che lo contiene. Com'è pure vero che maggiore è la disfunzionalità dell'elemento singolo e più esteso è il danno che potrebbe generare. Seppur quest'ultimo sia un evento più raro e trascurabile, giacchè i grandi sistemi applicano delle contromisure preventive per evitare che danni del genere diventino troppo estesi (ad es. Il carcere per un serial killer).
Un agglomerato della tecnica ha una differenza rispetto ai sistemi sociali: in questa analisi particolare gli esseri umani non si possono considerate materia di critica filosofico/sociale. Piuttosto è utile che lo siano le relazioni disfunzionali, soprattutto quando queste sono sistemiche e producono problematicità identiche in maniera crescente e costante (lavoro, matrimonio etc.).
Questa diversità è determinante, perché un macchinario di qualsiasi genere è spesso modificabile in meglio intervenendo sulle sue parti singole. Nel caso umano, più è grande un gruppo sociale, più è risulta inutile intervenire sulle singolarità che lo compongono. Sarebbe invece proficuo, operare cambiamenti sulle regole che governano le disfunzionalità relazionali più comunemente accettate. Inoltre, considerare come obbiettivo più vantaggioso il buon funzionamento del gruppo stesso e non il profitto del singolo. Per quanto ciò possa sembrare puerile (e senza demonizzare il successo personale) credo che questa sia la differenza tra la società umana positiva e quella disfunzionale.
Il fatto che un sistema sociale, se ben organizzato, produca il benessere delle persone è una conseguenza logica che si produce da sé. Le uniche cose che vanno monitorate sono quindi le modalità relazionali.
La peggiore disfunzionalità è quella che produce l'illusione di benessere generale e la positività reale di una sola parte, o di un piccolo gruppo, a detrimento di tutte le altre. In questa eventualità, l'anomalia (gruppo ristretto o singolo) si comporta come un tumore e lavora inconsapevolmente, o meno, per minare la funzionalità del sistema che la contiene. Quando la malattia scompare o viene estirpata, l'organismo ne beneficia.
Nell'eventualità remota in cui l'intero tessuto sociale fosse talmente mal correlato da risultare un unico tumore, qualsiasi parte positivamente relazionabile sarebbe considerata invasiva e perturbante.
Analizzando la singola persona invece, presumiamo che le sensazioni siano componenti fondanti di un apparato correlato (quello psichico). Si potrebbe sostenere che quando questo non funzioni, dobbiamo considerare sbagliata la corrispondenza tra le parti fondanti e l'esterno (ad es. ho la sensazione che qualcosa sia giusto quando non lo è) e per "sbagliata" si intenda sempre che non ci fa vivere bene o crea un'illusione di tale prospettiva. Purtroppo questa eventualità non è sempre corretta. Soprattutto perché le regole imposte dal macrosistema, agiscono sul microsistema con un'ingerenza gerarchica superiore e difficilmente eludibile.
Facciamo tutti parte di gruppi sociali (famiglia, ufficio, paese etc.) che sono spesso disfunzionali. Per sopravvivere all'interno di essi, dobbiamo necessariamente scardinare la correlazione esatta tra le nostre sensazioni e il nostro agire (giusto e sbagliato) per illuderci di vivere un'esistenza più o meno quieta. Stravolgeremo quindi i valori positivi in forza di un vantaggio personale presunto (ad es. guadagno di denaro o accoppiamento costante).
Alcuni individui fuggono per cercare un gruppo diverso, all'interno del quale esistere secondo regole più positive. I sistemi cosiddetti buoni e cattivi cambiano dinamicamente proprio come le persone, perciò risultano incapsulati in un loop infinito, ossia impossibile da evadere. Allora il tentativo di fuga si rivela fallimentare, perché non si fa altro che cadere da un struttura positiva a una disfunzionale un numero indefinito di volte fino alla morte.
Senza contare che, nel caso in cui le nostre regole di vita fossero disfunzionali, noi stessi potremmo essere l'elemento perturbante.
Socialmente parlando, il miglior macrosistema è quello che non fagocita quelli più piccoli, che permette cioè la realizzazione di microsistemi dove nessun elemento è inutile. Nel momento in cui un agglomerato qualsiasi, diventi così grande e complesso da contenere anche individui considerati trascurabili, è certamente possibile che alcuni di questi, non avendo uno scopo positivo, comincino a comportarsi in maniera disfunzionale. Ciò avviene perché bisogna constatare che la vita genera vita con una velocità maggiore di quanto produca morte. Nelle società umane, dato il dominio sulla natura attraverso la tecnica, le correlazioni sarebbero tutte potenzialmente positive, ma solo entro numeri accettabili (vedi ricambi fallati e promiscuità).
Esisteva un argine di sicurezza genetico, scopo di questo era forse evitare che l'ordinamento più ampio su cui possiamo agire (il pianeta) potesse corrompersi definitivamente. La competitività per il cibo e la morte, impedivano cioè alle cose vive di aumentare tanto da diventare potenzialmente troppo inquinanti (o mal correlate). Soluzioni farmacologiche e neo tecnologie con lo scopo di preservare le esistenze singole, hanno lo scopo recondito di scardinare questo argine.
Se consideriamo vero che gli equilibri più ampi (mondo, universo... ) possano essere eccezionalmente contaminati da sistemi più piccoli quando questi diventino troppo numerosi, allora dovrebbe intervenire una procedura di sicurezza (pandemie, catastrofi etc.) che portasse al reset di una parte specifica del sistema organico e del suo sottoinsieme specifico più predisposto alla disfunzionalità. Se infine questa modalità esistesse e fosse preventivamente organizzata, rimarrebbe l'unica testimonianza della presenza di un architetto superiore, dio o ingegnere spaziale che lo si voglia considerare. Scopo di costui sarebbe preservare l'esistenza stessa dell'universo, per evitare che venga contaminato da ciò che è, forse proprio per sua natura, così invasivo e predisposto alla disfunzionalità.
¹ Per "positiva" si intenda sempre: che produce il benessere della stessa relazione e del sistema in cui essa è contenuta.
² Da qui in poi si intenda per "disfunzionale" qualsiasi relazione che non produca il benessere delle parti coinvolte.
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