Relazioni, correlazioni e biciclette

Nei manufatti della tecnica, come anche in ogni sistema sociale, quello che promuove l'esistenza positiva¹ degli elementi relazionati è la corretta e coordinata funzionalità degli stessi. Se tutti i componenti sono efficenti, abbiamo una bicicletta, altrimenti qualcosa di inutile (nel migliore dei casi arte). L'oggetto esiste ma ciò che lo compone non é sufficientemente correlato, la conseguenza di ciò è l'inefficienza. Nella sua connotazione esistenziale minima, esso è considerato inerte. Il manufatto rimarrà riconoscibile, ma solo finché la sua immagine suggerirà una lontana correlazione tra i pezzi di cui è composto, dopodiché diverrà definitivamente spazzatura.


Un'unità singola è formata da un gruppo di elementi e ognuna di esse è relazionabile con le altre (si può parlare di insiemi nel caso dei manufatti e di gruppi sociali per gli esseri umani). Gli oggetti si accomunano tra loro più che altro per somiglianza e funzionalità. Per quanto riguarda le persone, le sfumature relazionali sono più differenziate.


La qualità dei rapporti che può realizzare un prodotto della tecnica è ciò che gli conferisce unicità, lo rende maggiormente riconoscibile e determina la sua funzionalità caratteristica. Trattandosi di manufatti, possiamo spingerci a sostenere che più uno di questi ha buone capacità relazionali (interne ed esterne) più è connotabile come potenzialmente positivo. Potremmo azzardare che per le persone è lo stesso.


Come abbiamo appurato, se è inerte, l'oggetto/persona non funziona e questo si esplicita soprattutto attraverso la mancata correlazione tra le parti che lo compongono, con il resto delle cose nel mondo o in entrambe le modalità. Il suddetto quindi esiste nell'insieme/gruppo, ma contemporaneamente può stare al di fuori di esso. Persone come i disoccupati, gli handicappati non assistiti, i drogati, i barboni o i carcerati (e solo per fare alcuni esempi) sono individui che ci sono, ma contemporaneamente non esistono positivamente. Nella bicicletta abbiamo elementi mal rapportati all'interno. Nelle eventualità umane citate, invece, troviamo soprattutto esistenze mal relazionate con l'esterno.


L'oggetto/persona di solito contiene le potenzialità per coordinarsi opportunamente. Queste possono essere coadiuvate, impedite parzialmente dai limiti fisici dello stesso o inficiate dal sistema in cui è contenuto. In questa occorrenza potrebbe anche trattarsi di un elemento positivo, ma per qualche ragione eccessivamente perturbante degli equilibri del gruppo da cui è ospitato (ad es. il genio o il rivoluzionario che solo raramente vengono accettati in vita). Allora succede spesso che le altre persone si comportino come globuli bianchi. Nel migliore dei casi perseguiteranno ciò che è considerato estraneo, nel peggiore lo distruggeranno, o faranno in maniera che esso stesso si autoelimini.


"Esiste una sconfitta pari al venire corroso che non ho scelto io ma è dell'epoca in cui vivo"


Nel quadro più generale, un deterioramento di tutto è comunque inevitabile ed è causato dal passare del tempo. Sorprendentemente però, sia il manufatto che la persona, quando conservano la loro funzionalità positiva a lungo, appariranno giovani (utili) pure dopo molti anni. Al contrario, una relazione disfunzionale² invecchia l'oggetto/persona prima del tempo e anche quando questo abbia subito un'usura trascurabile.

Questo tipo di rapporti finisce spesso per produrre una perturbazione dannosa per le altre parti e come conseguenza, non sempre riconosciuta, per il sistema più grande in cui esse sono contenute.

Il ciclista che utilizza una bicicletta male assemblata, seppur parzialmente funzionante, produce il deterioramento precoce di sé e della stessa. Da notare inoltre, che se i ricambi fallati in circolazione sono piu numerosi delle biciclette, le probabilità che si realizzino assemblamenti promiscui crescono. Esistono cioè molte possibilità che le biciclette sane vengano riparate male.

Come abbiamo chiarito, non esiste relazione inefficiente che produca positività per le individualità coinvolte. Tra le altre, la prima causa di disfunzionalità nei rapporti umani è l'idea del vantaggio personale attraverso associazione.


Cenni storici sul concetto di disfunzionalità nei sistemi sociali

Il miraggio consisteva nella possibilità dell'accumulo di ricchezza o, per le classi meno abbienti, nel raggiungimento di una sussistenza dignitosa attraverso la stessa modalità. La strada giusta sarebbe stata quella di lottare per ottenere maggiori diritti, perchè questi concorrono a regolare positivamente le relazioni tra gli individui. Quando si è cominciato a protestare per gli aumenti di salari e si è smesso di farlo per il conseguimento di maggiori diritti, ogni idea residua di rivoluzione è morta. Aumentando costantemente il prezzo dei prodotti, si crea l'illusione forte che il problema sia la mancanza di denaro. Intanto i diritti reali venivano (e vengono) costantemente erosi e l'intero apparato sociale diventa progressivamente disfunzionale.


Va da sé che più vasto è l'insieme mal correlato e più grande è lo svantaggio prodotto nel sistema che lo contiene. Com'è pure vero che maggiore è la disfunzionalità dell'elemento singolo e più esteso è il danno che potrebbe generare. Seppur quest'ultimo sia un evento più raro e trascurabile, giacchè i grandi sistemi applicano delle contromisure preventive per evitare che danni del genere diventino troppo estesi (ad es. Il carcere per un serial killer). 

Un agglomerato della tecnica ha una differenza rispetto ai sistemi sociali: in questa analisi particolare gli esseri umani non si possono considerate materia di critica filosofico/sociale. Piuttosto è utile che lo siano le relazioni disfunzionali, soprattutto quando queste sono sistemiche e producono problematicità identiche in maniera crescente e costante (lavoro, matrimonio etc.).

Questa diversità è determinante, perché un macchinario di qualsiasi genere è spesso modificabile in meglio intervenendo sulle sue parti singole. Nel caso umano, più è grande un gruppo sociale, più è risulta inutile intervenire sulle singolarità che lo compongono. Sarebbe invece  proficuo, operare cambiamenti sulle regole che governano le disfunzionalità relazionali più comunemente accettate. Inoltre, considerare come obbiettivo più vantaggioso il buon funzionamento del gruppo stesso e non il profitto del singolo. Per quanto ciò possa sembrare puerile (e senza demonizzare il successo personale) credo che questa sia la differenza tra la società umana positiva e quella disfunzionale.  


Il fatto che un sistema sociale, se  ben organizzato, produca il benessere delle persone è una conseguenza logica che si produce da sé. Le uniche cose che vanno monitorate sono quindi le modalità relazionali.


La peggiore disfunzionalità è quella che produce l'illusione di benessere generale e la positività reale di una sola parte, o di un piccolo gruppo, a detrimento di tutte le altre. In questa eventualità, l'anomalia (gruppo ristretto o singolo) si comporta come un tumore e lavora inconsapevolmente, o meno, per minare la funzionalità del sistema che la contiene. Quando la malattia scompare o viene estirpata, l'organismo ne beneficia.


Nell'eventualità remota in cui l'intero tessuto sociale fosse talmente mal correlato da risultare un unico tumore, qualsiasi parte positivamente relazionabile sarebbe considerata invasiva e perturbante.


Analizzando la singola persona invece, presumiamo che le sensazioni siano componenti fondanti di un apparato correlato (quello psichico). Si potrebbe sostenere che quando questo non funzioni, dobbiamo considerare sbagliata la corrispondenza tra le parti fondanti e l'esterno (ad es. ho la sensazione che qualcosa sia giusto quando non lo è) e per "sbagliata" si intenda sempre che non ci fa vivere bene o crea un'illusione di tale prospettiva. Purtroppo questa eventualità non è sempre corretta. Soprattutto perché le regole imposte dal macrosistema, agiscono sul microsistema con un'ingerenza gerarchica superiore e difficilmente eludibile. 

Facciamo tutti parte di gruppi sociali (famiglia, ufficio, paese etc.) che sono spesso disfunzionali. Per sopravvivere all'interno di essi, dobbiamo necessariamente scardinare la correlazione esatta tra le nostre sensazioni e il nostro agire (giusto e sbagliato) per illuderci di vivere un'esistenza più o meno quieta. Stravolgeremo quindi i valori positivi in forza di un vantaggio personale presunto (ad es. guadagno di denaro o accoppiamento costante). 

Alcuni individui fuggono per cercare un gruppo diverso, all'interno del quale esistere secondo regole più positive. I sistemi cosiddetti buoni e cattivi cambiano dinamicamente proprio come le persone, perciò risultano incapsulati in un loop infinito, ossia impossibile da evadere. Allora il tentativo di fuga si rivela fallimentare, perché non si fa altro che cadere da un struttura positiva a una disfunzionale un numero indefinito di volte fino alla morte.


Senza contare che, nel caso in cui le nostre regole di vita fossero disfunzionali, noi stessi potremmo essere l'elemento perturbante.


Socialmente parlando, il miglior macrosistema è quello che non fagocita quelli più piccoli, che permette cioè la realizzazione di microsistemi dove nessun elemento è inutile. Nel momento in cui un agglomerato qualsiasi, diventi così grande e complesso da contenere anche individui considerati trascurabili, è certamente possibile che alcuni di questi, non avendo uno scopo positivo, comincino a comportarsi in maniera disfunzionale. Ciò avviene perché  bisogna constatare che la vita genera vita con una velocità maggiore di quanto produca morte. Nelle società umane, dato il dominio sulla natura attraverso la tecnica, le correlazioni sarebbero tutte potenzialmente positive, ma solo entro numeri accettabili (vedi ricambi fallati e promiscuità).


 Esisteva un argine di sicurezza genetico, scopo di questo era forse evitare che l'ordinamento più ampio su cui possiamo agire (il pianeta) potesse corrompersi definitivamente. La competitività per il cibo e la morte, impedivano cioè alle cose vive di aumentare tanto da diventare potenzialmente troppo inquinanti (o mal correlate). Soluzioni farmacologiche e neo tecnologie con lo scopo di preservare le esistenze singole, hanno lo scopo recondito di scardinare questo argine.

Se consideriamo vero che gli equilibri più ampi (mondo, universo... ) possano essere eccezionalmente contaminati da sistemi più piccoli quando questi diventino troppo numerosi, allora dovrebbe intervenire una procedura di sicurezza (pandemie, catastrofi etc.) che portasse al reset di una parte specifica del sistema organico e del suo sottoinsieme specifico più predisposto alla disfunzionalità. Se infine questa modalità esistesse e fosse preventivamente organizzata, rimarrebbe l'unica testimonianza della presenza di un architetto superiore, dio o ingegnere spaziale che lo si voglia considerare. Scopo di costui sarebbe preservare l'esistenza stessa dell'universo, per evitare che venga contaminato da ciò che è, forse proprio per sua natura, così invasivo e predisposto alla disfunzionalità.


¹ Per "positiva" si intenda sempre: che produce il benessere della stessa relazione e del sistema in cui essa è contenuta.

 ² Da qui in poi si intenda per "disfunzionale" qualsiasi relazione che non produca il benessere delle parti coinvolte.

E adesso chiama il prete


Lo schifo umano è ovunque

e il lavoro sfiancante di non vederlo

conduce a una morte interiore prematura.

piangono i figli dell'ottimismo

sui letti di morte in ospedale,

non  per la loro fine

quanto per non aver visto ciò che li circondava...


E adesso chiama il prete, merda!


Akira Toriyama (鳥山 明, Toriyama Akira; Nagoya, 5 aprile 1955 – Tokyo, 1º marzo 2024


Just a girl who can't say no
And her sweetheart on parole
Parents named her jupiter
To bless her with a lucky soul
He's a boy who never cried
When they locked him up inside
And she nicknamed him her teardrop
For the tattoo by his eye
Now she's sleeping in her bed
And he's sleeping in her bed
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop
She divines by radio
Pushing buttons show to show
And she wonders 'bout the fate of
Lovers in the barrio
She forgets after a while
When she tunes in on the dial
Jackie wilson's lonely teardrops
And she drives another mile
Now she's sleeping in her bed
And he's sleeping in her bed
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop
And they want to have a child
Walk together down the aisle
But the world they live in is mean
And it's built on sheer denial
The phone rings it's for her
Got to see ya jupiter
I'm in trouble with the law
Bring my 38 caliber
Now she's sleeping in her bed
As she pulls the phone plug dead
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and teardrop oh
And it's jupiter and teardrop
And it's jupiter and tear oh
And it's jupiter and tear
Oh oh
Oh oh oh

Elena Esposito

Algoritmi. Previsione e opacità

Festivalfilosofia 2020 | macchine

Venerdì 18 settembre 2020

Sassuolo



Uno dei fini principali del sapere pratico è anticipare i problemi, avere cioè un vantaggio in termini di tempo per poterli risolvere, quando non addirittura evitare che accadano.

I sacerdoti sumeri registravano le soluzioni da adottare in situazioni particolari (allagamenti, carestie etc.) scrivendole con dei cunei su tavolette d'argilla, queste venivano poi sigillate dentro delle nicchie. Gli stessi sacerdoti apponevano sopra i sigilli esterni, delle diciture corrispondenti ai problemi specifici. Le tavolette venivano poi dissotterrate, quando la situazione problematica corrispondente si fosse ripresentata.

Questi proto hard disk sopravvivevano alla popolazione e custodivano una mole di dati sempre consultabili e continuamente aggiornabili.

Dopo diverse migliaia di anni, un nuovo tipo di conoscenza ci viene descritto nel brillante intervento della professoressa Esposito. Una sapienza regolata da intelligenze artificiali che esulano anche dal supporto fisico, cioè non lo necessitano quasi più.

Il sapere che produceva nuova conoscenza, partendo dai grandi contenitori del passato (gli archivi, le biblioteche etc.) era funzionale all'intelligenza e alla fruizione umane.

I nuovi magazzini del sapere, nella modernità, cominciano ad essere progettati per essere interpretati dalle intelligenze artificiali. Possono essere conservati in luoghi irraggiungibili, in maniera sempre piú contenuta e scritti in codici sconosciuti all'uomo comune. Molto lentamente le macchine stanno cominciando cioè a produrre dei linguaggi propri. L'uomo che li interpreta diventa un tecnico sempre più specializzato. Fino ad arrivare al punto in cui la macchina utilizza processi interni e linguaggi che nemmeno i tecnici capiscono più.

In alcuni ambiti come la diagnosi medica, considerando i grandi numeri e la velocità di calcolo dei processori più moderni, l'intelligenza artificiale potrebbe fornire previsioni sempre più affidabili, che finiranno forse per sostituire la diagnostica umana.

Ma come fa giustamente notare anche la professoressa, i risultati esatti forniti attraverso processi a noi incomprensibili, possono risultare strani, addirittura esoterici.

Le intelligenze artificiali con le loro voci amichevoli, sono per caso il nostro banco di prova? Se loro possono diventare più uguali a noi, vorrà dire che anche noi possiamo diventare un po' più come loro?

Il transumanesimo è forse la nostra ricerca (consapevole o meno) di supporti diversi e più longevi su cui trasferirci? In cui registrare le nostre individualità? Un modo cioè per sconfiggere la morte?

Il genere umano si garantisce sopravvivenza attraverso il seme. L'individuo muore perché il seme possa continuare ad esistere. Il limite individuale sta nel fatto che noi, per la natura, non siamo altro che incubatrici organiche deteriorabili. 

L'umanizzazione forzata delle intelligenze artificiali, potrebbe apparire come un tentativo, per ora goffo, di preparare un contenitore adeguato dove trasmigrare in futuro.

Immaginiamo che grazie a una nuova tecnologia fosse possibile immagazzinare tutti i dati della vita di una persona sin dalla sua nascita. In seguito, noi potremmo riproporre ai discendenti della stessa persona, un avatar con il suo modo di ragionare e di parlare. In fine che tutto questo potesse essere trasferito in rete e poi dentro un oggetto qualsiasi di uso quotidiano.

Google map ti dice la strada, se vuoi però, puoi anche farti una chiacchierata col trisnonno Roberto. Attenzione non parliamo di un database delle sue frasi registrate, ma di una I.A. dedicata che produce pensieri nuovi, risponde e pensa come ragionava il trisnonno. Questo tipo di tecnologia è ormai quasi a portata di mano, con tutte le implicazioni che potrebbe comportare.

Quella che ancora oggi noi ci ostiniamo a chiamare macchina, si sta progressivamente animando e seppur esista in maniera inorganica, esiste, perché opera nella realtà e sta cominciando a definirsi come un nuovo tipo di ente. È questa la vera novità, perché in passato qualsiasi apparato tecnologico era esterno e nettamente separato dall'essere umano. Nella modernità i confini non sembrano essere più così netti.

Nel gioco delle imitazioni sembra quasi inevitabile che le intelligenze artificiali cerchino di presentarsi come umane, almeno nelle loro interfacce. Mentre le macchine si allenano ad emularci, noi giochiamo tornei di scacchi rapidi, i due tipi d'intelligenza si stanno cioè avvicinando. In questo senso, rimane da stabilire in quanta misura noi stiamo modificando i criteri umani, perché questi assomiglino sempre di più a quelli artificiali. Il che non è cosa da poco, perché questo potrebbe cambiare i parametri che noi utilizziamo per valutare l'intelligenza in generale.

Il calcolo è funzione preminente nella società del profitto e dei consumi, quindi oggi le macchine risultano spesso più performanti di noi. Le intelligenze artificiali interpretano meglio una realtà che assomiglia sempre di più a loro e sempre di meno agli esseri umani. Il paradosso sta nel fatto che questa realtà l'abbiamo creata noi e man mano che essa diventerà meno ospitale per la vita, lo sarà sempre di più per il golem tecnologico che stiamo allevando.

Le macchine hanno ancora bisogno di pastori, ma progressivamente sempre di meno. Quindi prima o poi, per fare un esempio qualsiasi, tutte le casse dei supermercati diventeranno completamente automatiche.

Per inciso, non è un problema che lavori particolarmente pericolosi, degradanti o stressanti vadano scomparendo. Lo è piuttosto il fatto che per ora, l'unica proposta avanzata al di fuori di una vita completamente asservita al lavoro, sia un reddito da consumatore universale. Quando non dovremmo più preoccuparci di pascolare le macchine, dovremmo comunque continuare a preoccuparci di consumare tutto l'eccesso che produrranno.

Il sapere umano basato su filosofia, pensiero critico e creatività, rappresenta un ramo morente dell'intelligenza, è anche per questo che le macchine risultano più efficaci. La realtà umana si deteriora riducendosi al puro calcolo, alla sola performance di successo commerciale. È in questo clima che l'intelligenza delle macchine diventerà sempre più performante.

In fine mi permetto qualche critica di carattere generale. Forse non è l'intelligenza artificiale che scrive articoli meravigliosi per il New Yorker, sono i lettori di oggi, che essendo meno preparati, non colgono più la differenza tra un buon articolo ed uno semplicemente ricco di vocabolario e sintassi, ma comunque privo di concetti nuovi e reale pensiero critico.

Aggiungerei che magari un gran numero di professionalità vecchie e nuove, approfittano di queste scorciatoie tecnologiche per cercare di arrivare al successo, o mantenere il posto di lavoro, facendo il minimo indispensabile.

Il test di Turing mi è sempre sembrato un escamotage, un po' come quelli dei maghi, se non ti accorgi del trucco allora è magia. Se non realizzi che l'intelligenza è artificiale, allora è umana.

Molto lentamente le macchine si stanno umanizzando, elaborando processi imitativi talmente complessi da renderle ormai capaci di mimetizzarsi tra gli esseri umani. Nel frattempo, tentando di assomigliare a loro, noi ci disumanizziamo, producendo effetti sulla socialità dannosi e difficilmente arginabili.

Mi spiego meglio, forse non è la compilazione automatica di Google ad essere geniale, ma il giornalista di cui ha parlato la professoressa che dovrebbe rivedere la qualità del tempo passato col figlio. In fondo, se ci pensiamo bene, risulta veramente incredibile che un padre debba ringraziare una macchina che gli ha suggerito di dire a suo figlio una frase carina. Perché per un genitore che dicesse spesso a suo figlio di esser fiero di lui, quel suggerimento risulterebbe inutile, in quanto insincero e non spontaneo.


















Né a lei né alle onde


Oggi ho incontrato la bellezza

una giovane monaca buddista

sulle scale di scogliera.

Luce

come le gambe aperte di una vergine 

che non ha bisogno di darsi.


Un sorriso aperto

e senza imbarazzo 

proprio mentre c'incrociamo.

che ruba il mio sguardo al panorama 

leggero

come le sue vesti

ma senza gli strappi di chi ama.


E lì tra i flutti

intorno a lei

mi sarei avvolto

come le foglie

con i frutti

che non son pronti per il sole.


Bellezza

che lascia muti

chi risponde come può

col sorriso storto

di chi ha imparato a vergognarsi da bambino


Oggi ho incontrato la bellezza

e neppure questo l'ha fermata.

né a lei né alle onde.











Il paese più giovane del mondo


Bieco malato sudiciume 

la vita divora i pianeti

e si duplica

brulica

come un mostro cieco

che senza scienza o matematica

esplode di marciume 

nel paese più giovane del mondo.


Clacson

motorini

piedi nudi e immondizia

cibo andato a male

sbranato 

costantemente masticato.

A qualsiasi ora

la vita esige se stessa

e morire qui

tra le miriadi

non è che una pausa personale.


La vita che viaggia

infettando l'universo intero

per voi

è un'incessante primavera,

per me è solo inferno

dove prima non ce n'era.

Amor Borghese


Ci si tuffa insieme

dalle scogliere sconnesse del sentire

inseguendoci dall'alto 

con la gioia in cuor del salto.

Tutti convinti

dalle vie più brevi

di nuotar verso l'amore.


Si finisce spiaggiati

invece

come bestie marine

lungo le rive dei mari dell'incompresione

divani

silenzi

e televisione.









Meba


Un vecchio cambogiano

con occhi velati e fare gentile

m'invitò a sedersi alla sua tavola

ricambiai il sorriso

e attraversai il cortile


Alzai lo sguardo verso il cielo

sopra di me

una luna rossa

vibrazioni e stasi

tra i pulviscoli del cosmo

che mi stavano chiamando.


Mi girai 

e il vecchio

con un gesto lieve della mano

m'invitò di nuovo

verso la tavola imbandita,

sorrisi ancora

e zoppicai

verso i meandri della casa.

Il destino delle rane


Uno dietro l'altro

i miei passi

tra le piccole rane nere,

che dall'erba bagnata del mattino

vanno verso l'acqua.

Uno dietro l'altro

i miei morsi

da un prato

una macchina

o una panchina sul dirupo.

Uno dietro l'altro

i miei passi

tra le piccole rane nere

che dall'erba bagnata del mattino

vanno verso l'acqua.

Nei miei piedi il destino

il mio e delle rane.



 That's what Life Is. Take the time to hit the right note.

Ray Charles


Fold down your hands
Give me a sign
Put down your lies
Lay down next to me
Don't listen when I scream
Bury your doubts and fall asleep
Find out
I was just a bad dream
Let the bed sheet
Soak up my tears
And watch the only way out disappear
Don't tell me why
Kiss me goodbye
For Neither ever, nor never
Goodbye
Neither ever, nor never
Goodbye
Neither ever, nor never
Goodbye
Goodbye



Il disagio


Una vita intera

senza un sguardo solo

che capisca cosa provi

è come il grido silenzioso

e perenne

di un fiore che brucia nell'azoto liquido.

 The french dispatch













Alla fine i film migliori sono come dei dipinti. The french dispatch è un'ora e quarantotto minuti di gioia, ironia e stupore infantile per adulti.

L'amore da un buco tra le sbarre


L'ultima fuga è verso il prato più bello

Lila coperta di neve

o sotto la pioggia

felice

senz'acqua ne cibo,

senza i suoi angeli

fatti di spazzole e carezze.

Lila è andata via

prima di un inverno troppo freddo

cieca

malferma

che non trova più le sue strade odorose.

Lila è un ricordo di tempeste

scatenate da fulmini molli e tracotanza

Lila sdraiata nel mezzo

tra monti di finti conti

e contese di fine mese.

Lila di pochi pensieri

pappa e prati più grandi

che escogita la prossima fuga.


Lila ti offre il muso

come un fiore selvatico

che è amore

da un buco tra le sbarre.


Lila è dolcezza nascosta

che piange

come le mele in garage

perché nessuno andrà più a rubarle.

Il dominio della copia

Processi imitativi perfetti, copie perfette, mimesi perfette. Dal momento in cui, con l'ausilio della tecnica siamo in grado di produrre copie indistinguibili dal reale, ogni processo di riconoscimento dell'altro, inteso come altro organico o no, diviene più complicato e in qualche caso, quasi impossibile.

Le immagini di visi elettronici e fotoritoccati prendono il nostro posto, le preferiamo a noi. Nello stesso modo, chissà che gli attori cinematografici non stiano per cedere il posto a degli avatar elettronici più longevi, più economici e meno capricciosi. Una copia del tutto sta per sostituire l'esistente, con il bene placido degli spettatori umani divertiti e lusingati dalla loro idea di progresso.

Voglio essere immortale e per sempre bellissimo, ma la copia pittorica o la foto non mi bastano più, esse sono immobili, statiche, morte. Pretendo di essere imitato da qualcosa che sembri vivo, che confonda gli altri. Tra un paio di generazioni forse, gli obesi di tutto il mondo collegheranno i loro genitali in rete, mentre i loro avatar in forma di automi sintetici, faranno sesso in una stanza dall'altra parte del mondo. Il principio è molto semplice, se qualcosa di sintetico comincia ad agire nel mondo in un dato momento, niente di organico potrà occupare lo stesso spazio nello stesso momento.

Come copie assistite dalla chirurgia estetica e dalle nuove ideologie tribali, la donna che diventa uomo, o l'uomo che diventa donna, pur non essendo biologicamente tali raggiungono il loro scopo quando sono indistinguibili.

La parte povera del pianeta non fa più rivoluzioni, ma tenta di assurgere al ruolo di borghesia emigrando e cercando di imitare gli atteggiamenti e l'estetica delle altre culture. Siamo tutti la copia di un consumatore occidentale e vagamente americanizzato. L'immigrato moderno che è tanto caro alla narrazione mainstream, viene rappresentato sempre come un povero senza cibo o un rifugiato di guerra su un gommone. Se consideriamo invece i numeri e i paesi di provenienza dei maggiori flussi migratori sul pianeta, dobbiamo constatare  che questi sono costituiti in realtà da migranti economici che partono in piena salute e disponibilità di mezzi da paesi non in guerra. Aspiranti consumatori che anelano ad esistere in mercati più grandi e competitivi. Copie ansiose di imitare la cultura che li ospiterá nel tentativo di acquisire diritti e ricchezze simili. Sembrano immuni da questa mimesi borghese l'islamismo e le dittature più radicali, ma l'appiattimento culturale indifferenziato del consumatore moderno, prima o dopo arriverà ovunque.

La Food And Drug amministration americana stabilisce il pericolosissimo principio secondo il quale, se un prodotto di bio-ingegneria assomiglia ad uno naturale per più di una percentuale data, in termini di legge quel prodotto è da considerarsi naturale. In accordo con la tesi iniziale quindi, il processo di produzione/copiatura dell'esistente, prende il posto di ciò che c'era originariamente, venendo considerato migliore perché più performante dagli standard moderni.

Il test Di Turing stabilisce che una macchina possa essere intelligente sulla base del fatto che il suo interlocutore umano non vedendola, ma interagendo con lei da uno spazio separato, non si accorga che essa è una macchina. Di nuovo intervengono la copia e l'inganno della mimesi perfetta, che sono alla base di questo processo. Oggi riteniamo che un'intelligenza artificiale sia performante, quanto più questa agisca nel mondo, senza che la comunità umana se ne accorga.

I sacerdoti della tecnica sorridono con un'espressione di paternalismo compiaciuto sul volto.

Perche stiamo andando in questa direzione e cosa ci aspettiamo di ottenere?

L'intelligenza artificiale spesso appare performante solo per la complessità di realizzazione che attende chi si appresta a progettarla e il livello di complessità nel quale agirá. Ma una volta costruiti, i figli handicappati della tecnologia non riescono ancora a sopravvivere nel mondo reale. Perlopiù fino ad oggi, questi golem hanno prodotto cambiamenti sociali a scopo di lucro o potere politico. Chi ha inventato lo scalpello aveva idee molto meno grandiose e questo strumento, nella sua semplicità resiste invariato nel tempo ed ha prodotto meraviglie artistiche. Al contrario le intelligenze elettroniche e i sistemi operativi promettono spesso miracoli che non riescono a realizzare per poi finire soffocati, mentre sono ancora giovani, dai loro figli. I nuovi sistemi operativi si mostrano spesso con vestiti più sgargianti e funzionalità invariate, se non addirittura peggiorate.

Consumare significa ridurre a zero, in pratica il contrario di creare. Le macchine non potranno mai essere veramente creative, ne vere consumatrici, non come lo siamo noi. Gli esseri umani hanno due priorità, duplicarsi e distruggere, sono cioè distruttori e divoratori di tutto ciò che esiste, inoltre ciò che vive tende a riempire gli spazi rimasti (sempre più angusti) con copie di se stesso e spazzatura. Il cyber capitalismo ha ancora bisogno di bestie umane, perche queste consumano l'esistente. Le macchine anche quando distruggono ciò che esiste, hanno ancora bisogno di piloti umani. Un mondo dove le macchine consumassero o si duplicassero in maniera autonoma sarebbe uno scenario da incubo.

Le intelligenze artificiali oggi scrivono libri e articoli di giornale, senza che nessuno se ne accorga. Tutto questo avviene perché il livello d'intelligenza umana e di conseguente capacita critica, si stanno abbassando notevolmente. In mezzo a tanti libri e articoli di giornale poco interessanti, è facilissimo mimetizzarsi. Se accettiamo la premessa che una macchina non è un essere vivente e non sarà mai intelligente nella stessa maniera, dobbiamo dedurre, dato l'aumento di performance innegabile delle intelligenze artificiali, che sia da prendere in considerazione il fatto che noi stiamo modificando il concetto d'intelligenza e la realtà, per renderli più agevoli alle macchine. Il fatto che l'uomo comune non distingua tra un libro scritto da un essere umano o una I.A., non garantisce la qualità di quel libro. In realtà questa mimesi sta producendo solo un appiattimento generale dell'originalità, in tutti i settori. Questo perché la scintilla creativa e l'intuizione che sono prerogative tipicamente umane, hanno a che fare con il momento presente e una visione creativa del futuro. Un'intelligenza artificiale che imiti tutto questo, un secondo dopo essere stata creata, produrrá copie di processi creativi che prenderanno spunto solo dal passato e non riusciranno mai a immaginare il futuro in maniera creativa.

L'errore nel gioco della creazione del nuovo, rende le cose più umane, a volte tristi, comiche o imprevedibili. Oggi le macchine sono migliori di noi in molti giochi da tavolo, ma le partite che giocano sono noiose e fredde macchinazioni, frutto del puro calcolo.

Negli scacchi ad esempio, la presenza ossessiva delle intelligenze artificiali e della registrazione di tutte le partite passate ha portato la creatività e il genio che sembravano tipiche in questo particolare gioco ad una sorta di esaurimento. I giocatori oggi competono in particolari tipi di partite con modalità di velocità simili a quelle che potrebbero sopportare macchine da calcolo complesse. Una volta di più non abbiamo adeguato l'intelligenza artificiale al nostro modo di agire ma noi stessi al suo.

Se invece ci allontaniamo dagli scenari complessi ma contenuti di un gioco da tavolo ed entriamo nella realtà caotica delle cose umane, quando un'automobile guidata da un'intelligenza artificiale viene lasciata completamente sola nel mondo reale, succedono veri e propri disastri.

Dobbiamo quindi modificare anche il paesaggio e le architetture umane per far sembrare che il nostro golem sia migliore di noi?

Non voler essere altrove

Una ragazza indiana 
su una panchina 
di fianco a un'anziana 
come due piante diverse 
che sfiorandosi 
producono un fruscio tra i fiori.

Parlavano con occhi pieni di candore che cercano amorosi e pazienti la bocca.

Così raro è inaspettato questo frutto quando il corpo non sembra voler essere altrove.














Ed ecco il mio pianto
come una piccola fonte in montagna
nata per te
solo fiore
che mi hai amato come volevo.
M'inginocchio per la prima volta
e prego
tutti gli dei in cui non ho mai creduto
e chiedo
con tutta la forza che ho
che tu ti possa scordare di me
perché la tua attesa mi lacera il cuore
addio
cucciolo mio
addio.
A voi, al dondolo e ai prati

Ho salutato i nostri cani
e pianto un po'
poi loro mi han guardato
non capivano
per sempre stupidi e felici.
Io randagio
lì come ovunque
non mancherò
a voi
al dondolo
e ai prati
a chi non si è neanche accorto che ero andato.
E come una strana nostalgia di posti mai visti
sento l'abbraccio gelido
delle cose irrealizzate.
Dopo aver pensato
presuntuoso come ogni papá
di meritare anche io una famiglia.

Sono andato
ed anche se non sono più li
mi consolo
perché il sole del primo pomeriggio
è più giusto di me
e vi darà tutti i baci che meritate
a voi
al dondolo
e ai prati.


La genialità del pigro è passare per incapace. Attraverso questa strategia si assicura che nessuno lo importuni con lavori da svolgere.

Taser