Sonaky mette da oggi in commercio la consolle Sphera, con il suo nuovissimo software antistress. Una volta accesa e connessa al vostro ingresso sottocutaneo, la consolle portatile Sphera, genera un comodo inner-space, ovunque vi troviate, avrete a disposizione un'elegante spazio virtuale a campo sferico di nuova generazione. Sedetevi rilassati nel vostra semisfera personalizzata, lasciate fuori il caos esterno ed accomodatevi sul divanetto o sulla vostra nuova chaise longue.
Facile da usare in città, in casa o durante le pause lavorative, Sphera vi farà dimenticare tutte le ansie della vita quotidiana. Durante il giorno tenete acceso il display per controllare i vostri livelli di stress, connettetevi a Sphera ogni volta che questi saliranno.
Sonaky, nuova mente, nuovamente.
AVVISO: Il contratto standard prevede delle brevi interruzioni pubblicitarie dello Schermo Mentale. Per un buon uso del prodotto leggere attentamente le istruzioni.
L’utilizzo prolungato può provocare effetti indesiderati quali: Paranoia, schizofrenia, delirio allucinatorio.
Non ci pensa mai nessuno ma a diventare barbone ci metti due settimane, prova a mangiare poco, a dormire male e a non lavarti per due settimane, poi mi dici, anzi no, non dirmelo, lo so già.
Mi riprendo nel corridoio di una di quelle luride mansarde nei sottotetti della città, la notte, se non sai dove andare a dormire, suoni e dici “ioo”, qualche stronzo ti apre sempre.
Mi riprendo nel corridoio di una di quelle luride mansarde nei sottotetti della città, la notte, se non sai dove andare a dormire, suoni e dici “ioo”, qualche stronzo ti apre sempre.
Si ricomincia, un'altra immersione nella melma cittadina, ottavo piano, strana pulsantiera. Salgo a bordo con un uomo, due donne e due vecchi, un chirurgo in camice verde e mascherina.
7 luce
6 buio
5 luce
4 buio
3 luce
2 buio
1 luce
T troppa luce.
Ho già voglia di accendere Sphera, controllo il display, è saturo, come faccio ad avere questi livelli di stress appena sveglio? Piano terra ascensore fermo, non si apre, non si apre la porta! PAUSA passo il bisturi al chirurgo, lui lo guarda con l’aria di chi non sa cosa fare e mi dice «lo strumento c'è, ma mi manca l’idea», i presenti si agitano. PLAY esco fuori, Piazza Castello, il flusso di carnemetallo mi investe, trovo un avanzo di panino in un cestino, ancora interiora sintetiche. Dall’altra parte della piazza, sotto il cavallo, una bambina mi guarda, ha un maiale al guinzaglio, i nostri sguardi si incrociano e STOP in quel momento arriva un'eclissi PLAY Buio-strobo-buio-Buio-strobo-buio io la bambina e il porco balliamo musica psytrance in Piazza Castello, TunTUMtunTUMtunTUMtunTUMtun, momento caldo, caldissimo, siamo amici, siamo una crew.
Display saturo, ho bisogno di sedermi, accendo Sphera, non posso farne a meno, il mio cervello a briglie sciolte è una guerra civile.
Lei non mi ama, ama un fantasma, io ho amato lei, ma ora lei è quasi un fantasma. Qui fuori, fantasmi cercano altri fantasmi ed io non ho voglia di scomparire, non ancora.
Tredici e trenta, panchina, piazza Solferino, io, porco e bambina, è meglio di un Aiku.
Il display è vuoto, i livelli di stress a zero, tutto perfetto, tutto pulito.
Pomeriggio, merenda, avanzo di coppetta gelato. Io porco e bambina fermi in mezzo alla strada, lecco, una vecchia con la merda calda del suo cane in mano mi guarda, lussuria negli occhi. La bambina mi strattona, la vecchia ammicca, STOP-PLAY il maiale emette un «hiiiiiiiiieu». STOP-PLAY passo il gelato alla bambina, vado verso la vecchia STOP-PLAY la bacio con la lingua, momento caldo, caldissimo.
Un angelo ha il mio pegno d'amore chiuso dentro un cassetto, lo rivoglio.
Continuiamo a camminare, cerchiamo un posto dove sdraiarci a mettere in scena la nostra pezzenza.
La bambina mi prende la mano, il porco mi affianca, perché questi due mi seguono? Gli amici sono come le emorroidi, anche se te li togli, prima o poi ritornano. Dovunque vado ho sonno, dovunque vado non c’entro niente. Sotto i portici ad alta voce, «se fossi bionda mi lamenterei di meno», la bimba sorride, il porco annusa l'aria, il chirurgo mi saluta dalla finestra della casa da cui sono uscito stamattina e si picchietta la tempia. Cazzo, ho perso un altro tram, beh mi butterò sotto al prossimo.
Ok accendo Sphera, Chaise longue, schermo mentale, relax, mezz'oretta.
Sono seduto a terra in via Po davanti alla mia ciotola per l'elemosina, appoggio la punta del pisello sulla maglietta, guardo le macchiette semicircolari che si formano e accenno un sorriso, la bimba finisce di mangiarsi il mio gelato, il porco guarda nel vuoto, è assente. Questa macchietta di piscio è uguale alla faccia di...STINKH, AIA! La vecchia di prima mi tira una moneta in testa mentre passa, STOP io la bambina e il porco con le bocche aperte e gli sguardi allibiti PLAY il cane della vecchia, un rottweiler nero, mi guarda, apre la bocca e dice «viva le contrade medievali indipendenti» con voce gracchiante.
Per il resto del pomeriggio, passano altre coscienze da lavare e ci buttano qualche monetina.
Ho Fame di panini sintetici, pochi soldi, cedo, entro. Com’è precoce la bruttezza nel mostrarsi, i giardini della mediocrità, seggiolini, sgabellini e facce gonfie, questo sembra un orso. La chimica uniforma le generazioni, stesso piatto, stesso cibo, stessa bevanda, fratelli di zucchero. Tutta questa droga OGM arriva da una adolescente grassa e zoccoletta che ricopre il mondo di glassa e in cambio vuole morti. Oggi i drogati sono più giovani, la droga più pulita e i giardinetti pure, perfetto stato mentale, perfetto stato sociale. KRAST che buono sto cheesesborrer, una volta che conosci il diavolo non c’è più niente da fare, che gusto l’inferno, è caldo, caldissimo; giurerei di non poter fare del male a nessuno dopo averlo mangiato, ma i sistemi perfetti non esistono. Quando saremo tutti grassi e pieni di gente estranea, almeno quanto siamo estranei a noi stessi entrerà in gioco la nostra sicurezza e la zoccoletta comincerà a venderci armi da passeggio. Finirà male, malissimo.
Controllo il display, è di nuovo saturo.
Me ne sto li col mio ultimo boccone di cheesesborrer, ingoio e faccio una faccia da feccia depravata, la mamma mi nota e pensa che io stia guardando il suo cucciolo, preme il pulsante antiprete sotto il tavolino, momento nero, nerissimo. Arrivano due panino-poliziotti, sono rosa e gialli e mi picchiano un po', ma da effeminati, io ghigno, poi faccio apprezzamenti sarcastici sui loro modi rudi, loro scoppiano a ridere lusingati, smettono di darmele, diventiamo amici, mi accompagnano fuori, chiacchieriamo, mi dicono che per oggi mi lasceranno in pace ma mi diffidano dal vestirmi uguale se torno. Mi allontanano a calcetti, virgole e punti come fossero spezie.
Esco fuori, cazzo! siete ancora qui? Il porco indossa una bandana ambientalista, la bambina ha uno sguardo severo e addita l'insegna dell'inferno zuccheroso. Vuoi vedere che un porco e una bambina muta sono la mia coscienza? Se è così come mai sono due? Sudo zucchero liquido, puzzo e sono appiccicoso.
Il chirurgo è ancora lì alla finestra, ora ha due teste unite da un’unica barba e dal labiale vedo che sussurra «Benvenuto nel club».
I miei ricordi stanno dentro un mostro bianco brutto e gigantesco, pieno di venuzze rosse e viola. Mi segue da molto tempo, molliccio e lento, ha occhi cattivi, se mi prende non mi lascerà più, mi soffocherà tra le pieghe grasse e flaccide del suo corpo, lo sento, i suoi umori sudati scivolano, ballonzolano e rotolano inesorabili dietro di me.
Controllo il display, è saturo, Sphera, no, resisto.
Entro nel verme di metallo che sferraglia cigolando da Big Mother a centro città, guardo i palazzi che scorrono e cadono. Non frequento più nessuno perché esagero, parlo poco oppure troppo, ma ho una certezza, Sphera. Ormai i dieci milioni di centimetri di marciapiede che si susseguono dal finestrino del 13 non mi toccano più, le gambe riposano, la testa riposa, anche io ho il mio schermino da passeggio, il flusso catodico che recinta i cervelli, il filo a basso voltaggio che contiene le mucche e ci fa sentire tutti uguali. Tutti lì per strada a muoversi indaffarati per non andare da nessuna parte, per non fare niente di utile a parte soddisfarsi, sbattere o deviare, compiendo percorsi uguali tutti i giorni della loro vita. Comprati qualcosa TZZ è venerdì divertiti TZZZ è domenica riposati TZZZZ se non possiedi tecnologia non sei ricco TZZZZZZZZ cos'è quest'odore di rane fritte che mi esce dalle orecchie? TZZZZZZZZ
Il semaforo dura pochissimo, ti conviene non ragionare per massimi sistemi, corri.
Il disagio peggiore e l'inadeguatezza a livelli massimi, una costante della mia vita.
Passeggio lungo il Po grigio, emblema della noia cittadina che trascina lo sporco da delegare agli altri fino al mare, ma quando andiamo al mare gli altri siamo noi e nuotiamo nella merda. In fondo andare a fare il bagno nella propria merda, ogni tanto, è consolante, caldo, caldissimo.
Un materassino, il fiume accarezza la schiena di un vecchio con gli occhi di mercurio che galleggia su una macchia di polvere di tungsteno e petrolio, se fossi su un elicottero potrei vedere la forma della macchia, magari assomiglia alla faccia di... Galleggiare, quella si che è una consolazione, l’idea di qualcosa che ti sorregga gratis.
Poi ecco che spunta un periscopio dall’acqua, un sommergibile, no solo un pezzo, il tronco centrale dell’Andrea Provana, sulla balaustra c’è quella bambina, fradicia, con un vestito larghissimo da commodoro, mi urla «vai verso il Savona Harbour», poi mi fa il saluto militare, dal boccaporto spunta la testa del porco, giurerei che stia ridendo il bastardo, si reimmergono.
Che giornata da incubo, ho bisogno di Sphera, mi siedo e accendo dieci minuti.
Più tardi arrivo in mezzo a Piazza Vittorio, qualcosa sbrincia e spruzza, scivolo, cado, batto la testa e guardo di fianco, ho pestato il mio cuore, lo prendo, rimango seduto e lo fisso, sembra una frittella viscida e rossa. Ora si avvicinano delle persone con parrucche settecentesche, cerone bianco e Nei. Mi guardano sogghignando, a mò di sfottò simulano preoccupazione portando le mani sulla bocca, si preparano a menar fendenti, gli strafottenti.
La mia testa diventa silenziosa.
Uno di loro mi si avvicina e dice «è successo perché porti sempre gli occhiali da sole», sorrido a questi massoni mentre la mia mano si muove automatica verso la lama, ora sono felice, i prossimi dieci minuti me li godrò davvero. STOP-PLAY scempio e macello in mezzo alla pioggia che comincia a cadere a scatti, STOP-PLAY spruzzi orizzontali di sangue che si vaporizzano come fiori secchi esplosi, STOP-PLAY le mie mani si muovono veloci sfuggendo a qualsiasi tipo di attrito FFWD uccido il vecchio che c'è in questa città, notai, avvocati antiquari, gioiellieri STOP.
Alla fine mi siedo su una panchina di pietra davanti al Savona Harbour, guardo le radici di sangue ai miei piedi che si fanno strada accompagnando l'acqua verso i tombini. Ritorna la tristezza, il vecchio non muore mai e la pioggia non cessa.
Ormai è sera, vado allo Zoo vecchio, sull'altro lato del fiume, é il tramonto e mi siedo sull'erba, accendo Sphera, chaise longue, silenzio, pace, spazio vuoto. All’esterno fulmini e pioggia, dentro di me musica drum'n’bass. Entra solo quello che voglio, sulla porta del mio eremo elettronico c’è scritto Non ci sono domande, non ci sono risposte.
Fuori di qui ci sono gli altri, che si deprimono, svengono, si strusciano, bevono, si addizionano. Qualcuno li ama, salvandoli temporaneamente, due larve di mosca non fanno una farfalla.
Noia, ogni tanto bisognerebbe partire per andare in un posto qualsiasi, ma dove? Come?
Dove sono finiti quei due? Controllo, Sphera, livelli a posto. Ah eccovi siete ancora qui, basta siete congedati, voglio il mio delirio allucinatorio di domani. Il porco ha un medaglione al collo, sopra c’è scritto “ho vinto”. Andandosene la bimba sorride maliziosa, mi guarda e indica una ragazza che passeggia, ha i capelli rossi, è stupenda. Penso troppo, il porco mi spinge col muso, stampino di moccio, a cosa somiglierà questa macch... la bimba mi strattona, va bene, va bene, vado.
Caffè, chiacchiere, lei parla sempre di meno, ascolta e si avvicina, mi accarezza gudy gudy, sono cotto. Vado a casa sua, non ha monitor, sembra sana, un ciliegio sotto il quale stare e smettere di pensare, non mi sento più uno straniero, non ci sono stranieri sotto gli alberi di ciliegio. Per un po’ poso la spada, mi riposo, contemplo. Al mattino guardo sul davanzale di quella casa, riesco a sentire il rumore colorato delle piante che mi crescono in petto col primo Sole di primavera, mi sembra quasi di non vedere più i pixel di cui è fatta la realtà. Ma c’è una tempesta di spleen alla fine di tutto questo, lo so, il mio mostro bianco, brutto e gigantesco tornerà a cercarmi. C’è lunedì/venerdì, giorno/notte, lavoro/pausa/lavoro, ci sono le vacanze e i natali spesi a celebrare un Dio che non è il mio, c’è metallo e cemento dappertutto, fuori da qui...e mi aspetta.
Negli interstizi del modello evoluzionistico che vanno sempre più contraendosi, tutto accade più velocemente di quanto mai riuscirò a comprendere, la città arde e brucia di informazioni inutili. piccole celle blu, rosse e verdi, formano un recinto gradevole. In giro c'è un numero di botole colorate, aperte e sempre in crescita, nessuno lo vede, ma sono dappertutto e le zone franche sono poche, pochissime.
Ma questa non è che una ragione di più per trovarsi qui, per godere del momento, con la testa appoggiata sulle ginocchia di un ciliegio, è questa la vera vacanza da tutto, l’amore. Vuoi avere tutto questo anche tu?
Ma questa non è che una ragione di più per trovarsi qui, per godere del momento, con la testa appoggiata sulle ginocchia di un ciliegio, è questa la vera vacanza da tutto, l’amore. Vuoi avere tutto questo anche tu?
Perché non ti compri una FIAT?
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Batteria in esaurimento
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