Mia sorella

L'anno in cui tornai dall'ultimo dei miei lavori stagionali all'estero, appena arrivato andai a prendere Ilaria alla scuola elementare. La vidi mentre usciva, era piccola come la sua cartella rossa, aveva le labbra cicciotte e quella luce intorno che hanno i cuccioli quando bevono il mondo con gli occhi. Questo scoiattolo non mi aspettava e quando mi vide corse verso di me, mi saltò in braccio felice di vedermi ed io scoppiai a piangere come uno scemo.
Per fortuna era Torino e l'indifferenza del mondo, una volta tanto, mi tornò utile.
Piansi per cinque minuti tra quei capelli fini. Lei si accorse che qualcosa non andava, ma non volevo mi vedesse così, quindi strinsi il mio abbraccio e nascosi la mia vergogna di esistere tra il suo piccolo collo e il mio.
Come sempre ero stato vessato, sfruttato, mal pagato, ferito, umiliato e sbattuto fuori (nel deserto egiziano stavolta!). L'ultimo dei miei lavori in piena era Berlusconiana si rivelò l'ennesima schifezza.
A peggiorare le cose c'era l'età, avevo superato quella in cui puoi fingere di fare un mestiere da giovane, se così vogliamo chiamare 500 euro al mese più vitto e alloggio, lavorando 15 ore al giorno.
I miei genitori mi spingevano come sempre verso il fuori, probabilmente esausti della mia presenza apatica e lamentosa, verso qualsiasi straccio di pseudo-lavoro con la scusa del "ti dai da fare e poi ti promuoveranno", oppure "intanto comincia con quello poi si vede". Andava sempre a finire che tornavo a casa (la mia se ce l'avevo ancora o la loro) sconfitto dal denaro e dal dogma della nuova religione che tutti sembravano aver capito tranne me: il profitto personale prima di tutto.

L'amore prezioso di una bambina è stato la mia medicina segreta per diverso tempo, la pura gioia di quel momento è uno dei pochi ricordi che conservo. Lei era lì, io ero lì e nessuno giudicava nessuno.
Voglio molto bene ad Ilaria e vederla crescere è stato uno dei pochi privilegi della mia vita. Mi perdo in discussioni infinite con lei al telefono, credendo che siano un'arma per aiutarla a conquistare l'indipendenza che io, alla sua età, non seppi trovare.
La mia speranza (categoria che odio) è che lei non corra dietro a miraggi, che non si faccia incastrare troppo dai corpi degli altri o dal suo.
C'è un mondo intero da vedere e persone meravigliose da incontrare e se ne incontrasse di brutte, questo viaggio sopravvalutatato che chiamiamo vita, concederà a me e a lei, il più grande di tutti i benefici, quello di esserci solo per le persone che ci amano.

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