...a Jed sarebbe stato chiesto in varie occasioni che cosa significasse, ai suoi occhi, il fatto di essere un artista. Non avrebbe trovato nulla di molto interessante né di molto originale da dire, a eccezione di una sola cosa, che avrebbe perciò ripetuto quasi a ogni intervista: essere artista, ai suoi occhi, significava innanzitutto essere sottomesso. Sottomesso a messaggi misteriosi, imprevedibili, che si dovevano dunque definire “intuizioni” in mancanza di meglio e in assenza di ogni credenza religiosa; messaggi che comunque comandavano in maniera imperiosa, categorica, senza lasciare la minima possibilità di sottrarvisi — a meno che non si volesse perdere ogni nozione di integrità e ogni rispetto di se stessi. Tali messaggi potevano implicare la distruzione di un’opera, addirittura di un intero complesso di opere, per imboccare una direzione radicalmente nuova, o talvolta per rimanere senza alcuna direzione, senza disporre del minimo progetto, della minima speranza di continuazione. È in ciò, e in ciò soltanto, che la condizione di artista poteva, talvolta, essere definita “difficile”. 

La carta e il territorio - Michel Houellebecq 

Nessun commento:

Posta un commento