Un corvo di vetro sullo scendiletto

La realtà squarcia i sogni sotto i suoi piedi,
come un corvo di vetro sullo scendiletto.
Il giorno è una frana di suoni pietrosi
nelle gole cavernose di chi calcola.

Famiglie d'aria
ammassi di corpi nei salotti borghesi
capanne di certezza nei deserti dell'abbandono.
Televisione,
nevicata elettrica di guai e quotidiano,
tana grigia di uccelli metallici
posati su rami secchi d'insulto
con la morale incastrata nel becco.

Passeggiate domenicali
nell'acqua tiepida della religione
ognuno a piantare pali
ad allungar moli verso il nulla.

Tutto quello che ho è dentro un camion bianco
parcheggiato in attesa di un viaggio sereno.
Vita,
circondata da un viale di teste cocciute
alberi
spettinati ogni tanto dal nostro parlare inutile
mentre più in alto, celate alla vista
navigano serene le nuvole del sapere taciuto.
Ancora qui
con le nostre idee
che come rami imbecilli
che tengono bassi i fiori curiosi del sapere.

Il corvo di vetro sta come un dio
custode del fiume che nutre queste radici
alberi ovunque
con sopra teste
alberi
e ancora alberi,
conficcati in terra
a succhiare la vita.
Nascoste qui e là
piccole barche di filosofia
incagliate 
nei nostri rari tentativi di fuga.

Siamo la penombra
nei giardini segreti
che raramente si apre un po' al cuore...
e mentre lo sguardo distratto
segue un pensiero in cielo
il corvo di nuovo
ci ripiomba sugli occhi.

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